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Fact checkers e conflitti di interesse: difficolta’ per Big Tech

Mar 17 2022

Fact checkers e conflitti di interesse: difficolta’ per Big Tech

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Esce una verita’ apodittica e sconvolgente, nell’ambito di ricerche giornalistiche su un canale televisivo in forte ascesa, in merito al sistema dei Fact-checker, ossia aruspici moderni di notizie, coloro che decretano la veridicita’ o la falsita’ delle notizie, cui si appoggiano i principali media, agenzie e testate giornalistiche occidentali: i sacerdoti moderni del vero e del falso in ambito giornalistico, ma ultimamente anche all’interno dei profili privati dei social network, e’ stato dimostrato essere soggetti la cui professionalita’ e’ un arcano. Non sarebbero giornalisti e sopratutto non esaminerebbero le notizie bislacche per mero spirito di servizio ed in una cornice di volontariato. I ricercatori delle fake news inoltre si e’ visto essere soggetti salariati e finanziati da Pfiser nell’ambito delle pubblicazioni sul Covid, ma in altre situazioni pare che dietro il proprio lavoro ci siano gli zampini di enti governativi afferenti le principali nazioni europee nonche’ l’Unione Europea medesima-senza eludere gli Usa impegnati nello stesso processo-. L’Ue, sull’abbrivio di Draghi stesso che durante la pandemia ha raddoppiato i contributi pubblici all’editoria e garantito introiti di un milione per tv locali che riportassero le notizie dello stato, dell’Oms e dell’Fda,in Draghi ed omologhi insomma, ebbene l’Ue con l’America si ripromette di finanziare maggiormente i ricercatori di bufale, teleologici all’impedimento di filtraggio di notizie false o che fanno la fronda a disposizioni e comunicazioni delle maggiori istituzioni mondiali.

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Nell’ecosistema dei social network cui afferisce la maggioranza delle reti sociali, professionali e commerciali d’occidente, desta sgomento l’entrata in campo di Facebook in relazione alle informazioni relative il Covid, in pieno accordo con le linee guida delle autorita’ internazionali, che ha causato l’oscuramento di innumerevoli canali, profili e post di personaggi che dissentivano, alla luce di prove allegate, con la narrativa tradizionale. Oggi che e’ il periodo in cui Pfiser ha depositato presso le autorita’ statunitensi un blocco di otto pagine sugli effetti collaterali dei vaccini, Facebook e’ stato citato in giudizio in seguito alla censura di informazioni sul Covid pubblicate sulla pagina pubblica di una quotatissima rivista scientifica anglosassone, il British medical Journal, che sciorinava prove inconfutabili in merito la questione pandemica. A tal proposito Facebook, che si e’ dimostrato altro finanziatore dei fact checker, ha rintuzzato le accuse in tribunale in merito all’obliazione delle informazioni pubblicate sul suddetto prestigioso giornale scientifico, definendo il fact checking un mero punto di vista, anziche’ la verita’ effettiva, nella maggioranza dei casi. A tal proposito il British medical Journal, che e’ stato riattivato nel principale social del globo, a detta dello scienziato censurato, ha fatto trasparire la fine di affidamento a Facebook come canale di diffusione aprioristica di ricerche e dati scientifici.

Facebook si ritrova oggi sotto attacco dal punto di vista della reputazione, da parte di pletore di utenti che non lo considerano piu’ canale libero di scambio multistrato, assieme alla stampa tradizionale, definita non attendibile completamente, dal 42% dei lettori. Radio radio, principale emittente radiofonica italiana in termini di iscritti su Youtube e consultazioni televisive sull’apposito canale del digitale terrestre, ha conseguito una duplice vittoria legale su Youtube, che gli aveva oscurato il canale per un breve lasso temporale a causa delle dichiarazioni sul Covid, e su Open di Mentana alla luce di un attacco improntato su ipotetiche notizie false. Risultato che Byoblu non e’ riuscita ad ottenere, rispetto Youtube che dopo dieci anni ne ha occultato contenuti e canale; oggi Byoblu e’ sbarcata con numeri di pubblico eclatanti sul digitale terrestre, ma la questione dei conflitti d’informazione nell’ambito degli attori dei media e di Internet, rappresenta un nodo da dipanare in quanto, come afferma Milena Gabanelli volto celeberrimo di Report, in Italia i redattori che dicono la verita’ non fanno carriera; Alessandro di Battista fautore della vittoria elettorale del Movimento 5 stelle invece, attribuisce il bavaglio subliminale al web ed ai media, all’estinzione degli editori puri sostituiti da conglomerati finanziari di stampo euroamericano il declino della liberta’ di stampa. Ragione che cagiona i controllati ed i controllori in una cornice di inveterato conflitto di interessi.

I social media classici, peculiarmente Facebook, va rimarcato che pochi anni fa mantennero una posizione neutrale, nei conflitti di informazione che sfociarono nella presidenza statunitense di quel Trump oggi bloccato permanentemente dall’utilizzo dei principali social network, solo che all’epoca gli investitori pubblicitari e bancari minacciarono di abbandonare totalmente la propria attivita’ di investimento e supporto a Big Tech, per cui si avvero’ una presa di posizione irreversibile dei social americani, che spazia dai temi legati al fenomeno Lgbt fino all’Ucraina passando per l’installazione di Biden: tematiche che risultano tabu’ sulla piazza virtuale, se analizzate in maniera critica o dissonante da quella che si contrassegna la narrazione ufficiale e maggiormente promossa a livello sistemico.

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