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Fondi europei per il Ponte sullo Stretto

Ott 17 2022

Fondi europei per il Ponte sullo Stretto

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Per la prima volta grazie ai nuovi regolamenti emerge la possibilità che l’opera possa essere finanziata con risorse comunitarie. Il precedente in Croazia e il contesto politico rappresentano una congiuntura estremamente favorevole per la grande opera italiana che deterrebbe il primato mondiale del settore dal punto di vista delle dimensioni.

Uno spiraglio di luce, in una classica e grigia giornata belga, potrebbe cambiare totalmente le sorti della realizzazione di un’infrastruttura come il Ponte sullo Stretto. Per la prima volta infatti, durante la European Region Week la Commissione Europea ha aperto alla possibilità che il ponte che collega la Sicilia al “continente” possa essere finanziato, magari anche solo in parte, con risorse europee.
Un enorme passo in avanti, per un ente che finora formalmente o informalmente aveva sempre opposto un secco niet alle richieste di supporto per la costruzione dell’opera: adesso i nuovi regolamenti europei, la possibilità di combinare più risorse e una rinnovata filiera politica potrebbero davvero modificare le sorti dell’opera.

Bruxelles vede cosi’: la mancata smentita che può rendere possibile il Ponte.
Il burocratese degli enti europei sa che ogni mancata smentita è un’indiretta conferma: per questo durante la European Region Week, la volontà di non prendere una posizione di netta contrarietà da parte dei funzionari della Commissione alla realizzazione del Ponte sullo Stretto significa che l’aria è totalmente cambiata. La nuova programmazione 21-27, che si sta costruendo in queste ore e che vede le regioni impegnate nel rush finale degli ultimi passaggi propedeutici alle approvazioni, pare mostrare molta più elasticità rispetto alle precedenti per inserire un’opera (o quantomeno una sua parte) enormemente importante sia nella progettazione che nella realizzazione.
Inoltre, questa volta c’è un precedente: in Croazia, un paese che ha condizioni simili a quelle calabresi. Si tratta del Peljasac Bridge, il più grande progetto finanziato dall’Unione Europea nel paese balcanico e uno dei più importanti progetti mai realizzati a livello continentale. Figura un’opera sostenuta dai fondi di coesione, con un contributo di 357 milioni di euro e per una spesa totale di circa mezzo miliardo. L’approvazione arrivò nel giugno 2017 e l’opera è stata presentata nel luglio del 2022, in soli cinque anni, ricevendo anche i complimenti della stessa Commissione per l’enorme lavoro svolto in così poco tempo.

La filiera politica che può sostenere il Ponte sullo Stretto si trova dinanzi ad un bivio, a tal proposito: fare o meno gli interessi del meridione in una panoramica anzitutto nazionale, ed in seguito europea.
Alla mutata situazione dei fondi europei si deve aggiungere un fattore, che è totalmente politico e che è frutto dei nuovi assetti politici venuti fuori dalle elezioni di fine settembre. Per la prima volta, infatti, vi è una filiera politica che è totalmente a favore della realizzazione del Ponte: il presidente Occhiuto, infatti, ha più volte ribadito come quell’infrastruttura sia uno snodo fondamentale per il rilancio del Mezzogiorno d’Italia, e l’elezione di Schifani a presidente della Regione Siciliana ha rilanciato questa congiuntura. Lo stesso Schifani, in più interviste, ha detto chiaramente che è il momento buono: “Il ponte sullo stretto si fa .- ha detto in una recente intervista – i fondi ci sono”. Ai due governatori si aggiunge la vittoria del governo di centrodestra, che proprio in campagna elettorale (con Forza Italia in testa) ha più volte sostenuto che è arrivato il momento di realizzare il ponte sullo stretto. E chissa’ se, a questo proposito, l’Italia in un futuro non troppo remoto si porra’ in un tracciato di primati mondiali impostati sul collegamento stradale anche della vitale ma emarginata Sardegna: qui si otterrebbe un insuperabile primato, sul piano delle infrastrutture statali e stradali piu’ grande, che si configurerebbero un volano parziale incrociato, per l’economia locale e nazionale. Tutto cio’ si concretizzerebbe senza ridimensionare o depauperare, il piu’ vantaggioso trasporto marittimo.

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