Fondo citta’ indebitate: ecco chi paga
Il Sole 24 ore ha pubblicato la notizia inerente il fondo da 2,6 miliardi istituito per comuni ed enti pubblici italiani in dissesto i cui casi piu’ lampanti sono Napoli, Reggio Calabria, Alessandria, ma che dovranno imperniarsi nella salvezza finanziaria, sull’8×1000 in modo indefinito e sulla cesura ai pagamenti verso i fornitori della pubblica amministrazione. Su questi dati dunque e’ partita l’invettiva del professor Malvezzi, finanzialista, piccolo imprenditore con Win the Bank, tecnico dal nutritissimo seguito sui social, consulente per la pubblica amministrazione nonche’ ex membro dei periti economici attivi nei governi italiani della Prima Repubblica. Malvezzi esecra gli epigoni del Pnnr e delle direttive europee che, a causa del Fiscal Compact, annettono interessi gravosi e debiti crescenti ai comuni ed agli enti locali che configurano licenziamenti, diminuzione degli investimenti, privatizzazioni esiziali, aumento di tasse statali e comunali a iosa. Tagli dei servizi pubblici facilmente eludibili e debiti illegittimi che per Malvezzi, sulla scia delle dichiarazioni istituzionali, pagheranno le partite iva, le cooperative, i piccoli esercenti ed i piccoli imprenditori cittadini; alla stregua degli artigiani ed in generale tutti coloro scevri di potere contrattuale.
Cosi’ Malvezzi preconizza un’ulteriore inesorabile crisi delle citta’ e delle province, con gabelle crescenti per pagare un debito non piu’ garantito a livello statale, con nocumenti immani per il lavoro ed il gettito fiscale: il che si traduce in maggiore deficit statale, aumento di prestiti con interessi capestro a livello politico ed industriale, verso l’Italia sempre piu’ depauperata da parte di fondi di investimento e banche commerciali ad essi connesse.https://www.francescopaolotondo.com/categoria-prodotto/cravatte/
Il professore e commercialista disallineato esorta ad eludere la pubblica amministrazione, in quanto gia’ massicciamente ritardataria nei pagamenti e tra poco anche meno generosa a causa di aumenti fiscali per pagare i debiti pubblici statali e comunali. Cosi’ le citta’ si depotenzieranno sul modello di quanto avviene da venti anni per le imprese italiane che perdono posti di lavoro, i conti correnti privati sempre meno liquidi e sempre meno in possesso di titoli pubblici italiani con cui si finanziano servizi, infrastrutture, aziende, presso il Bel Paese.