Ita ed Alitalia rinascono: progetto ottimale ed azionisti diafani
Ita e’ la “fenice’ del trasporto aereoportuale italiano, la quale e’ stata creata, come compagnia aerea pubblica ed in ottemperanza con le promesse dei grillini, per rilanciare la piu’ importante leva turistica e del terziario di cui l’Italia dispone. Alitalia dunque e’ rinata con un capitale sociale di sette milioni ed un programma di rilancio, dal punto di vista della flotta e delle rotte, da far invidia alle principali compagnie aeree del mondo. Un’Alitalia che, a detta di un esperto intervistato da Messora, antecedentemente la privatizzazione macinava introiti superiori a quelle ottenute con Atida ed analoghi, debiti inferiori nonche’ il marchio piu’ riconoscibile e peculiare del settore.
Ita ha da alcuni giorni riscattato il nome Alitalia con un esborso di 90 milioni e sara’ operativa entro una ventina di giorni, forte della redditivita’ proveniente dalla sua reputazione, gia’ enfatizzato dal primato attestato in ambito mondiale per i servizi, il cibo, le bevande, la perizia dei piloti, la sicurezza degli aerei. E’ notizia ancora fresca quella che inerisce l’ampliamento del capitale sociale Ita/Alitalia a 700 milioni, con l’assorbimento celere di aereomobili intercontinentali teleologiche alla raccolta diretta dei turisti mediorientali ed asiatici verso l’Italia-operazione glissata fino a poco tempo fa alle grandi aziende concorrenti che facevano scali dapprima nei territori ad essi aderenti anziche’ subito in Italia.
Alitalia figura ancora la principale aziebda meridionale nonche’ collettore di sviluppo aereoportuale urbano, in passato inficiato da aumento monstre su canoni di affitto delle infrastrutture di ausilio da parte di enti territoriali e privati.
Il consulente aereoportuale focalizzato da Messora, con un passato totalizzante presso Alitalia, ha alluso alla speculazione sui prezzi e dell’informazione e politica come nemesi letali di Alitalia. Infatti i servizi per Alitalia diventavano sempre piu’ esosi alla stregua dei propri fornitori e la propaganda informativa imputava le responsabilita’ delle difficolta’ di Alitalia al costo del lavoro: ebbene esso a confronto con quello dei dipendenti della British Airways, Lufthansa, Emirates ed affini, risulta minore. Infine la politica ha affossato la compagnia Alitalia per mezzo della scelta surrettizia di concentrarsi sulle tratte medie e brevi, gia’ coperte da auto, bus, treni e navi e ad ogni modo meno redditizie.
La rinascita di Alitalia passa dai prestiti del Recovery Fund per cui non e’ intuibile l’effettivo azionariato, a meno che non si entra nella filigrana dei principale azionisti bce tra cui figura anche banca d’Italia, ma dietro Bundesbank, banca centrale francese e i fondi Vanguard e Blackrock. Ossia i medesimi soggetti che da anni tentano per ora invano, la scalata a Poste Italiane, Telecom e Monte Paschi di Siena. Non rimane che auspicare che nelle condizionalita’ del Pnnr non vi sia la cessione di ulteriori quote di queste mastodontiche ed iperliquide, aziende pubbliche.