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Italia panico al governo

Ott 10 2022

Italia panico al governo

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La finanza occidentale lancia l’allarme sulla Meloni e stavolta lo fa attraverso Bloomberg. Dalle parti di New York e Londra sono piuttosto preoccupati perché hanno notato come ormai la scadenza per presentare la lista dei ministri sia imminente, e le caselle più importanti dei dicasteri vuote. La Meloni ha continuato a cercare insistentemente dei tecnici che hanno tutti opposto il loro rifiuto ad entrare nel governo. Lo stato profondo ha puntato tutte le sue fiches su un cavallo che non è nemmeno in grado di iniziare la corsa, secondo l’editorialista Sacchetti. Tolto Draghi, non c’è veramente più nulla che possa garantire il precedente status quo nel quale l’Italia resta prigioniera dell’euro-atlantismo. La Meloni pare la carta della disperazione di chi non ha più nulla in mano. Dopo di lei, il crollo della classe politica italiana viene profetizzato come piuttosto rapido e devastante. A quanto pare, la Meloni avrebbe lasciato il suo stesso gruppo di parlamentari Fdi su WhatsApp. La ragione sarebbe dovuta al fatto che qualche gola profonda avrebbe fatto trapelare le sue considerazioni sull’immobilismo di Draghi a palazzo Chigi per ciò che riguarda il PNRR. Da un lato, sorprende che i vari peones dei classici partiti effettivamente in dismissione della seconda Repubblica ricorrano a WhatsApp per fare delle osservazioni che dovrebbero invece essere evitate sulla chat di una piattaforma notoriamente bucata da un punto di vista informatico. Dall’altro, viene da chiedersi di chi si fida il capo del governo se non nutre fiducia nemmeno verso i suoi stessi deputati? La situazione dentro Fdi è molto più grave di ciò che si pensi. La guerra tra bande non c’è solo nel Nazareno. Infuria in tutti i partiti.

Quando Mario Draghi era a palazzo Chigi non trapelava nemmeno la minima critica nei confronti della Commissione europea che stava conducendo l’Europa verso il suicidio economico attraverso le sanzioni alla Russia. Ora che Mario Draghi ha lasciato l’esecutivo e ha compreso che non riceverà nessuna poltrona dal potere che fino a ieri lui difendeva a spada tratta, d’incanto giungono strali contro Bruxelles. È Mario Draghi, la mente economica piu’ brillante e temuta in Italia, che in questa contingenza sembra si senta sedotta e abbandonata. Il candidato in pectore del centrodestra per il Viminale dovrebbere essere Matteo Piantedosi. Tutta la carriera di Piantedosi è fatta di nomine che gli sono arrivate trasversalmente dal centrosinistra, dal governo Monti, dal centrodestra e dal governo Conte. Come si vede, non esistono differenze di sorta tra i vari schieramenti politici che attingono tutti dagli stessi pozzi della burocrazia e dell’apparato industriale tradizionali. A parte questo, non sembra essere trapelato null’altro dal vertice del centrodestra. Tutte le caselle più decisive quali Esteri, Economia e Difesa restano vuote. L’esecutivo Meloni è ancora in alto mare.

Fratelli d’Italia ha fatto eleggere nelle proprie liste Giulio Tremonti, già ministro del Tesoro ai tempi del governo Berlusconi. La Meloni in teoria non dovrebbe avere nessuna difficoltà a nominare il suo ministro dell’Economia e non dovrebbe essere costretta a cercare degli esterni, considerato il fatto che ha già un nome nel suo partito per ricoprire tale incarico. Eppure la Meloni non sembra minimamente pensare a Tremonti per quel ruolo nè il presidente dell’istituto Aspen finanziato dalla famiglia Rockefeller sembra avere alcuna intenzione di farsi avanti. Ciò la dice tutta sul timore che alcuni papaveri dello stato endogeno italiano hanno di farsi avanti in questo momento. Tutti sono consapevoli che questo è l’ultimo giro di giostra. È in arrivo lo tsunami del disastro economico degli ultimi due anni creato da questa classe politica per conto di finanzieri oriundi. Non resterà molto dopo il suo passaggio della fatiscente democrazia liberale deregolamentata. Inoltre riemerge un vecchio esponente forzista passato da tempo tra le fila della Meloni. Si tratta di Raffaele Fitto, e ciò non deve destare alcuna sorpresa perché Fdi non è null’altro che una sorta di corollario della classe “dirigente” di Forza Italia. Ciò detto, Fitto rimanda l’appuntamento della formazione al governo addirittura al 25 ottobre. Ciò vuol dire che la Meloni è davvero in alto mare e non riesce a comporre l’esecutivo tecnocratico che vorrebbe per provare a nascondersi dietro i tecnici. In queste condizioni, il PNRR (leggasi Troika) è destinato quasi certamente a saltare visti i notevoli ritardi lasciati da Draghi e viste le difficoltà della Meloni a formare il governo. Non c’è nulla da fare. L’uscita di scena di Draghi ha fatto saltare il precedente e precario status quo. La finanza internazionale ha già perso di fatto il controllo dell’Italia. La Meloni non sta chiedendo da ora ai tecnici dell’eurocrazia di far parte del “suo” esecutivo. La Meloni ha iniziato a chiamare tali personaggi già ad agosto e ha continuato a ricevere rifiuti su rifiuti. Il personaggio piu’ votato d’Italia ha talmente paura del disastro che la classe politica italiana ha creato negli ultimi due anni, e al quale lei ha contribuito pienamente, che ormai si dice vivere nell’angoscia e girare con un paio di occhialoni scuri in volto per nascondere le sue occhiaie. Una volta che la bomba socio-sanitaria deflagrerà con tutta la sua potenza, i vari caporioni dei partiti inizieranno ad accusarsi a vicenda fino a giungere alla loro reciproca distruzione e annientamento, secondo l’economista e giornalista Sacchetti.

È fuga comunque dal governo, ormai. Anche Zangrillo chiude le porte alla possibilità che lui possa ricoprire il ruolo di ministro della Salute. Non si trovano tecnici disponibili ad entrare nel governo. Nessuno ha voglia di salire su una barca che affonda come riporta Adnkronos.
https://www.adnkronos.com/governo-zangrillo-mio-no-a-ministero-salute-e-definitivo_3sfqnEzQQMG8fHZDj0JE3J.

C’è stallo totale sulle nomine per comporre il governo Meloni. I tecnici interpellati continuano a opporre il loro rifiuto a far parte dell’esecutivo. A questo punto, è semplicemente chiaro ciò che ci era capitato di osservare in precedenza. La politica non vuole prendersi le responsabilità dei crimini commessi da essa contro il popolo italiano negli ultimi due anni. Dopo questa probabilmente breve legislatura, potremmo assistere alla fine degli attuali partiti. La democrazia liberale a questo punto veleggia al suo ultimo stadio, quello nel quale la sua estinzione è inevitabile. Se persino l’uomo che più di tutti ha voluto e finanziato la nascita del partito del Nazareno per conto del potere della “grande” finanza mondialista, De Benedetti, afferma che è arrivato il momento di sciogliersi per il PD, ciò vuol dire solo una cosa. Siamo alla fine di un’era. Siamo alla fine del potere della finanza speculativa e di tutti i capisaldi sui quali era stata fondata.

Il centrodestra fruga tra le retrovie della tecnocrazia e chiede a Scannapieco, amministratore delegato di CdP, di ricoprire il ruolo di ministro dell’Economia. Nulla da fare. Anche da lui è arrivato un fermo rifiuto. È da più di un mese che la Meloni colleziona no. La politica non può più nascondersi dietro i tecnici. Sarà costretta a prendersi le responsabilità dei danni causati al popolo italiano negli ultimi due anni. Dopo arriverà il requiem per questa classe politica. E la conseguente riaffermazione della Costituzione.

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