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La palla al piede del Sud

La palla al piede del Sud

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BASTA COL NORD ASSISTITO CON I SOLDI TOLTI AL SUD

di Lino Patruno* (oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno)
Incredibile. La crisi dopo virus sarà più grave al Sud, ma a lagnarsi è il Nord. Il Sud perderà il doppio dei posti di lavoro rispetto al Nord, ma il Nord lo accusa di sentimenti anti-settentrionali. L’Europa rimprovera l’Italia per la Questione meridionale irrisolta in 160 anni, ma appena mette soldi per intervenire il Nord rilancia una Questione settentrionale per scipparseli. I poveri rischiano di essere sempre più poveri, ma a mugugnare sono i ricchi. Il Sud continua ad assistere il Nord da almeno vent’anni, ma il Nord continua a volere sempre di più pur avendo ridotto l’Italia a Paese di serie B. E quando Draghi dice che , tutti plaudono dimenticando che i primi giovani senza futuro sono quelli del Sud. Il Sud deve dire basta.

Che sia il Sud ad assistere il Nord e non il contrario, ormai è più noto delle figuracce di Briatore. Ogni anno vanno al Nord 61 miliardi di spesa pubblica che spettano al Sud. In diciassette anni i soldi per il Sud passati al Nord sono stati 840 miliardi. Per ogni cittadino del Centro Nord lo Stato spende ogni anno 4 mila euro in più che per ogni cittadino del Sud. Chi nasce al Sud sa già che sarà trattato peggio pur affermando la Costituzione che non devono esserci differenze, meno che mai geografiche. La somma di tutto questo significa condanna a una vita peggiore per il solo fatto di vivere nella parte sbagliata. Meno asili nido, meno scuole, meno bus, meno strade, meno assistenza sanitaria, meno treni. Non solo un Paese unificato ma mai unito. Ma un Paese in cui chi beneficia di tutto questo, ha anche il coraggio di dire di essere ignorato pretendendo sempre più.

A questa parte del Paese sono attribuiti meriti tali da definirla produttiva. Innegabile ma non come se gli altri fossero solo dipendenti pubblici e pensionati. Una produttività drogata dai soldi sottratti appunto a chi spettavano. Ma parte produttiva e assistita che nonostante tutto ha ridotto l’Italia a Paese che meno cresce in Europa. L’ultimo fra ristagno e recessioni. E Paese in cui anche dalle regioni più beneficiate dall’ingiustizia dei governi tutti vogliono andarsene. Nel 2018 sono stati 128 mila a volare all’estero. Anzitutto dalla Lombardia, poi dal Veneto e da quell’Emilia spacciata per paradiso. E come, nonostante tutta l’assistenza del Sud? E si può continuare a rubare ma senza benefici per nessuno? Questo il modello?

Che per salvare il Paese occorra attivare il motore tenuto spento per egoismo, che occorra dare al Sud ciò che è del Sud, lo ha ripetuto proprio in questi giorni la Banca d’Italia. Così come è la condizione dell’Europa per mollare anche un singolo euro. Dice Bankitalia che se l’occupazione al Sud arrivasse ai livelli del Centro Nord, l’Italia si allineerebbe ai valori europei. Cioè farebbe bene anche al Centro Nord che vuole tenere tutto per sé. Ma per arrivarci serve che quei 61 miliardi all’anno siano investiti al Sud invece che assistere il Centro Nord. Anzi vogliono ancòra di più col regionalismo differenziato, infischiandosene di precipitare tutti. Ogni euro in più a loro, Italia un passo in più verso il sottosviluppo. Con l’Ocse che conferma: le diseguaglianze fermano la crescita.

Eppure c’è l’esempio della Germania. Da quando la Germania è diventata la Germania, cioè il Paese più ricco d’Europa? Da quando l’Ovest si è unificato con l’Est. Spendendo cinque volte più della Cassa per il Mezzogiorno, altro che spreco di denaro. Ma recuperando la parte più arretrata, in soli trent’anni la ricchezza investita nelle regioni ex comuniste si è trasformata in ricchezza generale. Dimostrando che non è vero ciò che si dice per il Sud: non vale la pena spendere per chi è indietro, meglio puntare sempre su chi è avanti. Se spendesse per il suo Sud, l’Italia competerebbe con la Germania. Continuando a non farlo, competerà con la Romania.

Sono molti i segnali che non lo si voglia capire, e che lo farà capire solo l’Europa con le sue condizioni (almeno si spera). Danno soldi per i centri storici danneggiati dalla paralisi del Covid, e a chi li danno? A venti città su 29 centrosettentrionali. Con criteri in base ai quali Verbania (e dov’è?) vale più di Lecce. Danno soldi per i Comuni in dissesto di bilancio, e la girano in modo tale che vadano solo a Campione d’Italia. Danno i soldi contro l’inquinamento dell’aria, e vanno quasi tutti alla Val Padana come se non esistesse Taranto. Altra assistenza al Nord togliendo al Sud. E però continuano a scrivere sui loro giornali di essere maltrattati. E che bisogna tener conto di una Questione settentrionale. Vedi che pudore.
*direttivo nazionale M24A-ET

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