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Lettera ad un popolo mai nato

Lettera ad un popolo mai nato

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23 Set Lettera ad un partito mai nato: Ecco chi salverà il paese.

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Tutti ricorderanno il celebre libro della grande Oriana Fallaci: “lettera ad un bambino mai nato”. Questo articolo, invece, è una sorta di lettera ad un partito mai nato.

Voglio fare appello ad un dato, emerso dalle votazioni sul referendum per il taglio dei parlamentari, che mi dà enorme speranza e sul quale nessuno ha volutamente posto l’attenzione.

Sono stato un attivo sostenitore del NO, ma quando ho visto la martellante campagna mediatica di disinformazione a favore del Sì, propagandato in tutte le principali trasmissioni Tv e sui giornali; quando ho visto che tutti i principali leader politici, sia di maggioranza che di opposizione, dichiaravano di votare Si, ho pensato che il No si sarebbe fermato al massimo al 10%. Avrebbe infatti votato NO, solo chi ha scelto di informarsi in maniera alternativa senza cedere alle sirene dei media mainstream. Avrebbe votato NO, solo coloro che non sono disposti a cedere ai diktat o alle scelte dei propri leader politici. In pratica i voti per il NO sarebbero stati al netto di tutti quelli che si appellano a“lo ha detto la televisione” e di tutti i “pasdaran” dei partiti politici. Quelli per cui il proprio beniamino ha sempre ragione, a prescindere. Ed io, fino a ieri, ho erroneamente pensato, che al di fuori di quelle due categorie, rimanesse davvero una percentuale irrisoria di italiani. Il fatto che un 30% di elettori abbia, invece, pensato di non ascoltare né i media né i propri beniamini, mi ha lasciato esterrefatto. Vuol dire che un italiano su 3 ha capito che i propri leader vanno seguiti purché non propongano qualcosa che sia contrario ai loro principi e alla tutela della nostra Costituzione.

Su questo però, permettetemi di aprire una parentesi. E’ ovvio che molti leader politici hanno dovuto, per strategia politica, dichiarare di votare Sì, pur volendo votare NO. La vittoria del Sì, infatti, era scontata. Immaginate se tutta l’opposizione si fosse dichiarata per il NO e solo i partiti di governo per il Sì. Avrebbero strumentalizzato quel risultato per depotenziare quello delle regionali, definendolo un voto locale che va fuori dagli schemi, provando così a far passare l’idea che il referendum abbia dimostrato, che se si andasse a votare oggi, vincerebbero i partiti di governo. Per evitare questo, alcuni leader sono stati costretti ad una scelta strategica. Ossia spaccare il proprio elettorato su quel voto. Ed il fatto che quella spaccatura sia realmente avvenuta, vuol dire che c’è chi ragiona con la propria testa, anche a discapito del proprio tifo politico.

Vuol dire che c’è un 30% di italiani che non accettano demagogia, né capri espiatori e che non agiscono di pancia. In pratica, che non si lasciano manipolare né suggerire.

Bene. Da questa sconfitta al referendum, allora, si apre un mondo. Vuol dire che esiste una grossa fetta di italiani, disposti a difendere democrazia e Costituzione contro tutti e tutto.

Il partito capace di metterli tutti insieme, ancora non è nato. Ma dal 21 settembre sappiamo che l’embrione è pronto.

Francesco Amodeo

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