Lo scippo annuale ai danni del sud e la omerta’ dei 5 stelle
DOVE VA IL MOVIMENTO CINQUE STELLE SENZA IL SUD E CONTRO LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA?
di Raffaele Vescera*
Nel M5s si rincorrono voci di spaccature imminenti, dopo il forte calo elettorale di queste regionali, seppure accompagnato dalla vittoria referendaria, è un tutti contro tutti. Il prevedibile sta avvenendo, ciò che aspettavamo è sotto i nostri occhi, il M5s sta implodendo, lacerato dalle sue tante contraddizioni interne. Contraddizioni favorite da una generica identità di “onestà”, priva di una linea politica consequenziale. A partire dalla lotta alla più grande iniquità italiana: la Questione meridionale”, ovvero la riduzione dei meridionali a cittadini di serie B, privati di tutto in conseguenza del furto di 61 miliardi l’anno di soldi pubblici sottratti al Mezzogiorno e dirottati al Nord, come certificato da autorevoli istituti di ricerca.
Un furto funzionale al Nord che nega ai meridionali il diritto al lavoro, con una disoccupazione tripla rispetto al Nord, con punte del 65% tra i giovani. Il diritto alla salute con una vita media al Sud più bassa di tre anni, il diritto alla mobilità con treni lenti e inesistenti, aeroporti a 300 km, strade scassate, porti non collegati. Il diritto allo studio con scuole senza mensa e senza tempo pieno, e università finanziate al 50%. Il diritto alla dignità, con un sistema mediatico paraleghista che insulta di continuo i meridionali attribuendo loro le colpe di ogni male.
E’ questa la condizione dei cittadini meridionali che, per protesta e speranza di riscatto, nel 2018 hanno dato ben il 50% dei propri voti al M5s, rendendolo il primo partito italiano. Milioni di voti mandati presto al macero, grazie alla stolida alleanza di governo con il nemico principale del Sud, seppure non il solo, la Lega Nord. Un partito razzista, antimeridionale, nato con Bossi tra rutti e furti 30 anni fa per interrompere la “fastidiosa” crescita economica del Mezzogiorno avvenuta grazie alla Cassa per il Mezzogiorno, crescita concorrenziale all’industria del Nord, privata del monopolio della produzione e dei disoccupati meridionali da utilizzare come forza lavoro a basso prezzo. Un’alleanza che sdoganava come uomo di governo quel Salvini condannato dalla Magistratura per razzismo antimeridionale, facendo emergere l’impresentabile uomo del Papeete quale leader nazionale, nella mediocrità del nuovo governo.
Lo stesso Luigi Di Maio, seppure uomo del Sud, da me interrogato, rispondeva che la questione meridionale era “inesistente”. Il Sud si è sentito tradito ancor di più quando il M5s, teleguidato dal Nord, si è schierato con la Lega a favore dell’autonomia regionale differenziata che, se realizzata, toglierà al Sud altri 35 miliardi di Euro l’anno. In cambio non può bastare certo il reddito di cittadinanza per salvare il Mezzogiorno. In verità, con l’autonomia differenziata è schierato tutto il Partito Unico del Nord, comprendente alleati della Lega e Pd.
Come si può parlare di “onestà” se si accetta il crimine italiano più grande, il furto colossale a danno del Sud? La linea di iniquità nei confronti del Sud, insieme alla condivisione del razzismo salviniano contro i migranti, ha prodotto delusione e abbandoni non solo nell’elettorato più consapevole, ma anche tra gli stessi parlamentari, alcuni dei quali non hanno voluto adeguarsi a tali tradimenti.
Come se non bastasse, dopo la picconata alla Costituzione italiana data dal dannoso referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, anziché sulla riduzione dei loro stipendi e della loro incompetenza, la nuova picconata di Grillo è rivolta all’intero Parlamento, cui dice di non credere, proponendo di sostituire la democrazia rappresentativa con quella “diretta”, da farsi attraverso i referendum con voto elettronico dei cittadini, magari gestito dalla Casaleggio associati? Siamo alla follia, a parte l’impossibilità dei cittadini di istruirsi su ogni provvedimento legislativo, cosa che non riescono a fare neanche gli stessi parlamentari, pagati profumatamente per farlo, siamo al massimo del populismo demagogico. Nella disinformazione generale, basterà orientare i cittadini con i potenti mezzi d’informazione televisivi per ingannarli a volontà. Come è avvenuto per il recente referendum che riduce la rappresentanza parlamentare, ma non, ripetiamo, stipendi e incompetenze. Senza un filtro dei rappresentati eletti dai cittadini, non ci può essere alcuna democrazia diretta.
Dopotutto non è lavandosene le mani come Ponzio Pilato che gli uomini deputati a governare possono affermare la giustizia. Il popolo, ingannato dai demagoghi del tempo, tra salvare Cristo o Barabba, non ha forse scelto Barabba?
Non resta che appellarci al buonsenso dei molti parlamentari meridionali del M5s in disaccordo con la deriva del loro Movimento, per invitarli a battersi con noi per affermare il valore universale dell’Equità, a partire da quella territoriale.
*direttivo nazionale M24A-ET