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Meloni: La nuova Prima Repubblica sulle sconfitte elettorali di tutti

Ott 06 2022

Meloni: La nuova Prima Repubblica sulle sconfitte elettorali di tutti

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L’acredine per lo stallo inveterato dell’economia italiana si e’ trasformato in un plebiscito di voti a favore del centro destra di Meloni ed in un’onda immane e travolgente di astensionismo che si quota quasi al 40%. Il che si materializza come processo annoso che coinvolge i paesi anglosassoni il cui nocciolo di dissenso rassegnato, si esime dal votare a causa della convinzione, enfatizzata in Italia di recente, che se votare servisse a qualcosa non lo consentirebbero. Ma una sconfitta di questo calibro per la sinistra italiana ed in generale di fette crescenti d’Europa, non si ravvedeva da tempo. Cosi’ dai piani alti di Bruxelles e New York e’ stato inizialmente unanime, il grido di riprovazione per Fratelli d’Italia e lo spauracchio fascista che essa ad ogni modo non rappresenta. Solo che la Meloni sta procrastinando in modo davvero inusitato, la presentazione del proprio governo, al punto da vedersi esecrata da una dovizia di elettori e simpatizzanti che continuano ad annaspare rispetto al carovita, la penuria di lavoro, la contrazione dei prestiti bancari, l’inflazione, la crescente pressione fiscale. Insomma da coloro che postulano un governo di matrice politica anziche’ una replica dell’esecutivo di Draghi o l’innesto di un nuovo campionario di tecnici.

Da parte della sinistra e’ facile dedurre uno scenario permanente da nuova Prima Repubblica che la coinvolge assieme ai moderati, per cui Letta medesimo ha recentemente esortato il Primo Ministro ad esporre la verita’, ossia il prosieguo della campagna vaccinale, del tracciamento tramite Green Pass e quello che concerne l’Agenda Onu 2030.

Mentre Meloni deve rintuzzare la retrosia del redivivo partito di Berlusconi a proseguire sul solco dell’auterita’ economico-finanziaria, si vede Salvini scalpitare per il posto di ministro degli Interni biasimato dall’Europa ma estremamente apprezzato dal proprio bacino elettorale. Dunque regna sovrana l’entropia a Roma, in questa fase, con la Lega amareggiata dal suo segretario a causa dello sconfortante risultato elettorale, al punto da caldeggiare per le sue dimissioni, a parere di alcuni gruppi interni. Ma su Salvini ed il suo ruolo di ministro agli Interni il redattore Sacchetti si ostina a rimarcare quanto il leghista non abbia assolutamente scalfito od iniziato ad attaccare, la mafie internazionali, quelle assiepate al Viminale e quelle nei paesi indigenti, che sono veramente ai gangli del l’immigrazione selvaggia che invade l’Italia aprioristicamente, da anni ed in guisa continuativa. Si addensa cosi’ una sconfitta politica di tutte le compagini finora al potere, con una conseguente gravosa responsabilita’ su Giorgia Meloni: quella di disobbedire o meno alle prescrizioni euroatlantiche che con il Pnnr appaiono in procinto di acquistare la parte restante di multinazionali di stato e non, oltre ad importanti infrastrutture pubbliche, come contropartita a tali esigui prestiti. Il prossimo presidente del Consiglio sembra zelante nell’esortare Panetta ad accettare il posto di ministro dell’economia: alla luce delle sue precedenti mansioni in Bce ed analoghe in qualita’ di tecnico, ben gradito ai mercati. Ma l’intento di Meloni si conforma sempre piu’ a quello di Draghi e predecessori, estremamente sgradito alla maggioranza degli italiani ed europei. Cio’ sfocia nelle offerte ministeriali reiterate verso i tecnici da usare come parafulmine contro gli attacchi e le recriminazioni del popolo oberato gia’ ora da sacrifici, allorche’ si concretizzaranno ulteriori ed esiziali riforme. Tuttavia sembra che i tecnici non fossero disposti a subire attacchi ed addossarsi responsabilita’ politiche non proprie, per cui si continua a temporeggiare in modo pernicioso e precario.

Meloni viene accostata continuamente all’Aspen Istitute di cui fa parte, attualmente presieduto da Tremonti e patrocinato dalla Fondazione Rockfeller, e questo alimenta nuovo livore tra coloro tra imprenditori, salariati, pensionati e liberi professionisti, che postulano un ritorno alla politica fattiva dal punto di vista economico in antitesi all’inflazione, alla imperante pressione fiscale ed allo stallo economico che vede gli italiani progressivamente deprivati del contante necessario ad alimentare il circuito commerciale endogeno. Ne’ viene vista di buon occhio verso Meloni, la propria costante ricerca di Draghi, l’appoggio incondizionato a Biden, la chiamata a Zelensky ed Israele appena insediata.

Con tali condizioni sono numerose le voci di discredito verso Meloni, accusata di essere da Diego Fusaro ed epigoni, l’ennesima figura marginale italiana subordinata agli interessi americani ed europei, sotto una patina di finto sovranismo. Senza alludere il tema monetario ne’ schierarsi apertamente a favore della pace con la Russia, Giorgia Meloni fa trapelare l’ipotesi di un governo diafano e di breve durata, che probabilmente travolgera’ l’intera classe politica attuale in Italia, denominata Seconda Repubblica. Il voto italiano si contrassegna come la bocciatura del neoliberismo ed i trattati europei, definiti come effettivo neofascismo ed alla base delle decisioni di Meloni, in quest’ultima fase politica che vede operativo in Italia, un governo discretamente neoliberista ed antisovrano: governo definito come ultimo della storia per l’Italia, dai detrattori e da falangi complottiste.

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