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Milano reclama il malloppo

Apr 14 2022

Milano reclama il malloppo

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Antonio Picariello afferma che c’è poco da fare. A certe latitudini la politica, di qualsiasi segno sia, sa fare solo se adeguatamente, e superfluamente quanto ingiustamente, foraggiata. Fino a ieri a Milano bastava chiedere che tutti erano ai suoi piedi con vagonate di denaro. Un’abitudine che ha fatto disabituare gli amministratori locali a tirare la cinghia sull’onda della sbandierata efficienza ottenuta con copiose elargizioni nonché con l’adozione di meccanismi fiscali che premiano, per esclusive ragioni di deferenza (e non solo), certe regioni e comuni piuttosto che altri, a parità di condizioni.

Il sindaco di Milano Sala tutto questo deve averlo consapevolmente rimosso dalla sua memoria politica. Deve aver rimosso l’Expo 2015, lo Human Techopole e, solo ieri, le Olimpiadi Milano-Cortina. Per non parlare di Milano “comune svantaggiato” che sottrae a Venafro 1 milione di euro per una scuola materna che in Molise sarebbe stato manna dal cielo e avrebbe permesso a centinaia di bambini di uscire dai containers.

Ma tutto questo Beppe Sala non lo sa. O finge di non saperlo giustificando così il suo lamento per non aver ricevuto 200 milioni. Facile amministrare così. Vado sotto col bilancio, ma tanto c’è chi copre…perché non sia mai detto che debba tagliare qualche servizio, magari superfluo, ai cittadini che riceveranno anche quest’anno e giustamente, circa 600€ pro capite in servizi ciascuno contro i 150€ di Napoli ed i circa 300 di Roma.

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Che poi bisognerebbe anche vedere quanti di questi operosi contribuenti siano davvero milanesi e non meridionali costretti ad emigrare per lavorare contribuendo così (molti loro malgrado) al mito dell’efficienza. Già, perché il paradosso sta anche in questo: i meridionali lavorano al nord e il nord li paga con i soldi del Sud, di fatto non mettendoci nulla del suo ed incassando i proventi economici di quel lavoro. Ma questa è un’altra storia!

Ritornando invece a Sala il sindaco dovrebbe focalizzare i dati impietosi.  Tra il 2020 e il 2021 i comuni italiani hanno ricevuto rimborsi straordinari per quasi 10 miliardi di euro.

Sarebbero 165 euro per cittadino, ma in questa  nazione c’è chi è diversamente italiano…è risaputo! E così quei 165 euro a Milano diventano 548, a Roma 246 e a Napoli 150! Chi dovrebbe lamentarsi, allora? Vogliamo parlare poi del tentativo dei comuni nordici di farsi rimborsare le spese mai sostenute per le mense scolastiche nel periodo di lockdown?

Così come furbi sono al governo che da sempre adottano a 360 gradi il principio di favorire le aree fiscalmente ricche in base al falso assunto per il quale se favorisci il ricco, lui quello che non gli fai pagare lo reinveste e crea Pil. Salvo poi constatare, mese dopo mese, anno dopo anno, dati alla mano che il ricco ringrazia e mette in tasca  ma certamente investe altrove con una pressione fiscale minore, rendimenti maggiori ed ambiente lavorativo facilitato. Questo dimostra l’inefficacia della fiscalita’ italiana che non dipana il divario Nord-Sud ne’ aumenta il pil italiano seppure spenda per i cittadini meno di quanto incassi con le gabelle.

E Sala non dovrebbe lamentarsi neanche del Fondo di Solidarietà Comunale finanziato con l’extragettito nato per mezzo del passaggio dalla vecchia Ici all’Imu. La città meneghina, infatti, ha ricevuto con l’autonomia fiscale maggiori entrate rispetto al passato e se si considera anche il rimborso per il mancato gettito dell’Imu le cifre sono di tutto rispetto: da tale voce, solo nel 2022, arrivano in cassa 136 milioni… a Napoli meno della metà, 58 milioni. Il tutto senza alcuna forma di riequilibrio da parte del ministero dell’interno.

Insomma lo stato italiano è sempre solidale con chi sta meglio! Talmente solidale che il ministro Franco ha già in programma un incontro con Beppe per dar riscontro alle sue lamentazioni e magari trovare una soluzione … equa e solidale ovviamente solo per Milano! Napoli invece si barcamena con il patto del Fiscal Compact che contrappone al tasso di evasione sesquipedale di lavoratori e partite iva dal basso reddito, la pressione fiscale maggiore per i contribuenti cronici. Se poi si calcola la sede fiscale di Milano per una dovizia di imprese economicamente ferrei che alimentano l’erario ed i servizi comunali, si deduce la necessita’ di sforare il bilancio italiano ed europeo per dotare il meridione dei medesimi servizi scongiurando ogni inasprimento verso la principale realta’ economica urbana d’Italia

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