Search:

Miss Italia interpreta Oriana Fallaci ma e’ polemica

Gen 11 2023

Miss Italia interpreta Oriana Fallaci ma e’ polemica

image_pdfimage_print

Loading

Di Rita Lazzaro

“Miss Fallaci Takes America”. Miriam Leone sarà Oriana Fallaci in una serie TV. Il progetto nasce a seguito del cortometraggio A cup of coffee with Marilyn, dove l’attrice aveva già interpretato la famosa scrittrice, vincendo il Nastro d’Argento 2020 come miglior corto di fiction. Miriam Leone ha confermato il suo interesse ad interpretare nuovamente il ruolo di Oriana Fallaci anche nella serie TV. La storia sarà basata su episodi realmente accaduti, raccontati dalla stessa autrice nei suoi primi libri. Ma chi è Oriana Fallaci? Una personalità indomabile puntualmente palesata dalla sua penna mordace. Nata a Firenze il 29 giugno 1929 è stata una giornalista, scrittrice e attivista italiana. Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Fu una grande sostenitrice della rinascita culturale ellenica e conobbe le più importanti personalità di questa, tra cui Alexandros Panagulis col quale ebbe anche una relazione. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l’Islam, in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo. Una figura infatti considerata divisiva dalla sinistra italiana che, appunto, giusto questa estate si è opposta alla via da dedicarle a Livorno.

Prendendo spunto dall’iniziativa svolta nella vicina Piombino, a Livorno ( Fdi sostenuto dalla Lega) hanno pensato che sarebbe stato giusto che anche il capoluogo rendesse omaggio alla scrittrice fiorentina. Ma il primo cittadino di Livorno, Luca Salvetti, esponente della sinistra, aveva già esposto il suo secco rifiuto alla proposta, considerandola puramente provocatoria: “Le emozioni su Oriana Fallaci sono della destra e chiaramente strumentali nei confronti delle forze di sinistra perché la Fallaci è un personaggio che indubbiamente divide”. Eppure, al di là dell’esempio di Piombino, anche nella vicina Cecina due anni fa è stata approvata la mozione per l’intitolazione di una strada a Oriana Fallaci. Ma perché la Fallaci è così scomoda alla sinistra? La risposta sarà data proprio dal centrosinistra, dove i consiglieri Fenzi e Lucetti hanno portato alla luce alcune posizioni di Fallaci: “Non è un voto contro di lei, non è in discussione il valore come giornalista e scrittrice. Fallaci è stata portatrice di intolleranza, come quando andò contro la moschea di Colle di Val d’Elsa o espresse posizioni anti-abortiste o omofobe”. Dure le posizioni a sinistra, con Trotta di Potere al Popolo che ha aggiunto: “A Livorno ci sono vie intitolate a personaggi controversi, questo è da rivedere, si è già toccato il fondo col largo Martiri delle Foibe e onestamente non replicherei”.

Ma quanto sono vere e fondate le motivazioni antifallaci? Oriana Fallaci era davvero anti abortista? La parola ai fatti: ” Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi che l’aborto non è un gioco politico. Che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo o abortendo siamo noi. E che la scelta tocca dunque a noi. A noi donne. E dobbiamo essere noi donne a prenderla, di volta in volta, di caso in caso, che a voi piaccia o meno. Tanto se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora.” Parole che non necessitano di ulteriori spiegazioni e che, indubbiamente, smontano le accuse mosse contro una Fallaci “antiabortista”.

Oriana Fallaci era davvero omofoba? “L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.” Omofobia o mera opinione espressa in uno stato in cui è riconosciuta la libertà di espressione? (N.D.R.). Domanda ovviamente retorica dal momento che la scrittrice ha semplicemente espresso la sua posizione su un’ideologia che sempre più prepotentemente vuole sostituirsi alla legge e, addirittura, alle leggi della natura . “Io quando parlano di adozioni-gay mi sento derubata del mio ventre di donna. Anche se non sono riuscita a far nascere i miei bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria e Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata, e come cittadina”. Parole che un femminismo dovrebbe solo fare proprie viste che sono in difesa non solo della dignità della donna ma anche del ventre materno. Eppure in base all’attuale femminismo, precisamente, transfemminismo, queste affermazioni sono da considerare omofobe. Oriana Fallaci è davvero una figura divisa per le sue dure posizioni contro l’Islam? Essa fu la giornalista che si tolse il velo durante l’intervista all’ayatollah Khomeini, capo indiscusso della rivoluzione islamica, il tutto con tanto di sdegno e con la dignità che l’ha sempre contraddistinta sia come donna che come penna. La goccia che fece traboccare il vaso, in un’intervista caratterizzata da un vero e proprio braccio di ferro tra cultura occidentale e musulmana, fu il momento in cui la giornalista ritornò sui diritti maltrattati delle donne e sul quel chador, vestito che immobilizza la donna nei suoi movimenti quotidiani. « Questo non la riguarda. I nostri costumi non la riguardano. Se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Perché la veste islamica è per le donne giovani e perbene« , riportò la Fallaci. «Poi rise. Una risata chioccia. Da vecchio. E rise Ahmed. Rise Bani Sadr. Risero a uno a uno gli astanti, sussultando contenti. E fu peggio che consegnarmi a Khalkhali perché subito i tormenti e le umiliazioni e gli insulti che mi avevano ferito in tutti quei giorni vennero a galla per aggrovigliarsi in un modo che comprendeva tutto: la birra negata, il dramma del parrucchiere, la via Crucis di Maria Vergine che cerca con Giuseppe un albergo, una stalla dove partorire, fino alla carognata del mullah che m’aveva costretta a firmare un matrimonio in scadenza. E il nodo mi strozzò in un’ira sorda, gonfia di sdegno. « Grazie signor Khomeini. Lei è molto educato, un vero gentiluomo. L’accontento su due piedi. Me lo tolgo immediatamente questo stupido cencio da Medioevo« . E con una spallata lasciai andare il chador che si afflosciò sul pavimento in una macchia oscena di nero». Una donna che si toglie il velo davanti a un uomo musulmano che la umilia davanti ad altri uomini. Un gesto che, oggi più che mai, dovrebbe essere portato su tutte le piazze d’Italia dove in questo periodo la sinistra ha manifestato a sostegno delle donne iraniane. Quelle donne che continuano a rischiare la vita e morire in modo atroce proprio perché si oppongono al velo. Eppure, ancora oggi, finisce nel dimenticatoio una figura che si è dimostrata profetica, smontando la politica in rosso che, in nome dell’integrazione, apre i porti a una cultura che non ci appartiene e mai ci apparterrà.

La Fallaci è stata una figura rivoluzionaria non solo nel mondo della letteratura e del giornalismo ma anche nelle sue vicende personali come la sua battaglia contro il tumore che la porterà alla morte il 15 settembre 2006. “Sono figlia di una società che ha sempre avuto paura di pronunciare la parola ‘cancro’, o ha sempre evitato di pronunciarla come fosse una parolaccia, o una colpa. Quando uno muore di cancro si legge ‘è morto di una malattia inguaribile’ […] Questo a me sembra profondamente ingiusto e sbagliato, perché non è vero che è una malattia inguaribile, a volte si guarisce, si sopravvive alcuni anni, a volte anche parecchi anni. Ed è ingiusto, perché ci toglie speranza”. Un rapporto che lei definisce “di guerra, tra due nemici che mirano a distruggersi – affermava – Io voglio ammazzare lui, lui vuole ammazzare me. […] Per me lui è un alieno che ha invaso il mio corpo per distruggerlo, e lo pensai anche quando lo vidi, subito dopo l’operazione […] Dissi ai medici ‘Portatemelo qui che voglio vederlo quel figlio di cane’. A prima vista sembrava una pallina di marmo, innocua, quasi graziosa, ma io lo vidi come una creatura viva, un alieno entrato dentro di me per distruggermi […] Però non è mai stato un rapporto di paura”. Un rapporto di guerra, di sfida, di inno alla speranza e quindi alla vita, nonostante versasse nella piena consapevolezza che fosse un male irreversibile. Irreversibile come la sua dignità, quella dignità che l’ha accompagnata nel suo percorso umano e professionale fino all’ultimo respiro:”Ho sempre avuto l’ossessione della dignità e pensato che la cosa più importante fosse vivere con dignità, ora so che c’è una cosa ancora più difficile, ancora più importante che aver vissuto con dignità: è morire con dignità. E questa è, questa sarà, la vera prova del fuoco”.

Un alieno, il canchero della Fallaci, che non l’ha mai alienata “dai suoi figli”, ossia i suoi libri. Infatti in un’intervista la Fallaci spiegò di essere impegnata nella traduzione inglese di Insciallah, già ritradotto in francese a causa di una “traduzione pessima”, quando le fu diagnosticata la malattia. “Mi ritrovai dinanzi a un dilemma angoscioso: abbandonare il lavoro, correre subito dal medico, che mi avrebbe detto ‘Signora si opera domani mattina’, e quindi lasciare che l’editore impaziente pubblicasse la cattiva traduzione del traduttore incapace, oppure finire il lavoro e poi fare l’operazione. Ci pensai una lunga, tormentosa notte, e poi scelsi la seconda soluzione […] Se tornassi indietro farei la stessa cosa. Io non scherzo, non faccio della poesia, quando dico che tra me e i miei libri c’ è un rapporto materno, che i miei libri sono i miei figli. Li concepisco, li partorisco, li amo, li difendo e tra la propria salute e quella di suo figlio, tra la propria vita e quella di suo figlio, quale madre non sceglie la salute di suo figlio e la vita di suo figlio? Io la penso così”. Una passione, un amore per la scrittura, che l’ha accompagnata dalla tenera età alla morte. “Quando ero bambina, a cinque o sei anni, non concepivo nemmeno,per me, un mestiere che non fosse il mestiere di scrittore. Io mi sono sempre sentita scrittore, ho sempre saputo d’essere uno scrittore, e quell’impulso è sempre stato avversato in me dal problema dei soldi, da un discorso che sentivo fare a casa: ‘Eh! Scrittore, scrittore! Lo sai quanti libri deve vendere uno scrittore per guadagnarsi da vivere? E lo sai quanto tempo ci vuole a uno scrittore per esser conosciuto e arrivare a vendere un libro?’” Per poi decidere di far riportare la scritta tanto concisa quanto esaustiva ” Oriana Fallaci, scrittore” sull’epitaffio della lapide al Cimitero degli Allori di Firenze, dove riposa accanto ai genitori. Una penna che ha sicuramente lasciato il segno nella storia del giornalismo italiano e non solo, realizzando alcuni dei reportage più memorabili nella storia del giornalismo internazionale con interviste ad alcuni dei personaggi più famosi e controversi del mondo in momenti storici davvero particolari: da Kissinger a Deng Xiapoing o Khomeini. Un giornalismo che ha reso suo, riportando le sue riflessioni più intime, modus operandi ben lontano da un giornalismo oggettivo dove il giornalista è mero portavoce della vicenda, privo di opinioni e considerazioni.

0 Comments
Share Post