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Recovery Fund: problema trasparenza

Feb 25 2022

Recovery Fund: problema trasparenza

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Gianfranco Viesti denuncia, dalle colonne del principale giornale del sud, il problema illeciti relativo il Recovery Fund con questo allarmante redazionale:
“I provvedimenti attuativi del Pnrr, per la loro dimensione economica e per la loro rilevanza strategica, dovrebbero essere emanati dopo profonda riflessione e se possibile dopo un confronto pubblico; e comunque nelle modalità più trasparenti. Questo vale per tutti i casi, ancor più per i finanziamenti per le attività di ricerca che, stando a quanto dichiarato recentemente dal Presidente Draghi a L’Aquila, saranno al centro della crescita in Italia.

Non sembra però quello che sta accadendo al ministero dell’Università e della Ricerca (Mur).

Sabato scorso la Senatrice a vita Elena Cattaneo paventava, con parole gravi, il rischio di una opaca spartizione di risorse in relazione al bando in arrivo relativo ai Partenariati estesi: una misura da 1,6 miliardi di euro. Stando alla Senatrice, profonda conoscitrice del sistema della ricerca e dell’università italiana, i suoi futuri contenuti sono già informalmente noti ai bene informati, e si sta sviluppando con un metodo semi-segreto una sistema di confronti e contatti fra i possibili beneficiari in base al quale si stanno formando le cordate candidate ad ottenere gli stanziamenti. Staremo a vedere cosa accadrà.

È stato invece pubblicato il bando relativo ai Progetti di Ricerca di Interesse nazionale (Prin): per 741.8 milioni, su una complessiva dotazione di 1,8 miliardi. Le vicende di questo bando destano simili, se non maggiori, preoccupazioni. Seguiamole con un po’ di attenzione ai dettagli, come nella trama di un film poliziesco.

Il Mur ha pubblicato il 25 gennaio un primo decreto direttoriale (n. 74) con le procedure per l’assegnazione delle risorse. Tuttavia il 31 gennaio tale decreto è stato eliminato dal sito del Mur e sostituito con il decreto n. 99; è naturalmente possibile che in questi documenti possa essere rivisto qualcosa, dato anche l’impegno a cui sono chiamati i Ministeri: spiace però che il Mur non abbia in alcun modo motivato ai cittadini utenti del sito (che sono quelli che poi ripagheranno con le proprie tasse i prestiti ricevuti dalla Ue per il Piano di Rilancio) il cambiamento delle proprie scelte. Il nuovo decreto direttoriale 99 prevedeva, fra l’altro, al suo articolo 4.1.B che il 40% delle risorse (296,7 milioni) fosse destinato ad una Linea di intervento Sud per progetti di ricerca fra ricercatori che operano nel Mezzogiorno, coerentemente con il generale indirizzo di allocare nel Mezzogiorno il 40% delle risorse dei bandi del Pnrr. Ma il 2 febbraio anche questo decreto è sparito dal sito, ed è stato sostituito dal n. 102: anche in questo caso senza alcuna spiegazione. Ritocchi marginali? Nient’affatto: il decreto 102 cambia radicalmente impostazione: sparisce la Linea di intervento Sud e le risorse destinate ai ricercatori del Mezzogiorno che, a totale inalterato, sono ridefinite in 218.1 milioni. Beffardamente il sito del Mur mette in evidenza proprio questo aspetto (218 milioni al Sud! come fosse una concessione), ma l’ignaro utente non può sapere che si tratta in realtà di un taglio di quasi 80 milioni. La Ministra Messa ha poi chiarito in Parlamento che ciò è dovuto al fatto che si e’ appurato (evidentemente solo al terzo decreto) che il 40% si applicherebbe solo a parte del totale: ma la sua spiegazione lascia molti dubbi in quanto poi tutte le risorse disponibili saranno rendicontate sul Pnrr. Cosa ancora più importante. nel decreto non sono specificati in alcun modo i criteri in base ai quali saranno assegnate queste risorse territorialmente indirizzate.

In mattinata di qualche giorno fa ennesimo colpo di scena: nel corso di un evento ufficiale di presentazione del bando alla comunita’ scientifica il Mur ha chiarito a scanso di equivoci con una presentazione scritta – che tale 40% rappresenta un target da raggiungere nel complesso degli stanziamenti del Pnrr e non rispetto al solo bando Prin 2022: in pratica, che non vi è alcun vincolo a destinare effettivamente quei 218 milioni ai ricercatori del Mezzogiorno. Una interpretazione che sembra in netto contrasto non solo con il testo del bando (se ne farà una quarta versione?). ma anche con quanto chiaramente stabilito dall’art. 2.6 bis della legge 108/2021 che così recita: in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del Pnrr, almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno. Certamente materia da Tar.

Fin qui i fatti. Da cui scaturiscono tante perplessità e preoccupazioni. Si tratta di stanziamenti colossali, che plasmeranno a lungo università e ricerca nel nostro paese e nelle sue diverse aree. Possibile che decisioni così rilevanti siano prese con queste modalità, e che la Presidenza del Consiglio e la Cabina di Regia cui spettano compiti di generale supervisione non intervengano?

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