Strage Bologna: condanne fatte e misteri aumentati
Il verdetto sull’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione porta un po’ più di luce negli angoli bui di questo nostro Stato. La condanna di tutti e tre gli imputati nel cosiddetto “processo ai mandanti” per la strage di Bologna è un risultato importante della fatica di Sisifo della giustizia. A partire dalla mole di documenti raccolti dall’associazione delle vittime, contribuisce infatti a chiarire e ampliare il quadro mostruoso di connivenze, depistaggi e abusi di potere intorno alla strage di Bologna, oltre a confermare gli esiti dei giudizi precedenti. La strage di Bologna è stato un attentato commesso sabato 2 agosto 1980 alle 10:25 alla stazione ferroviaria di Bologna Centrale, a Bologna, in Italia. Nell’attentato rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite.
Prestanome e cassiere di Gelli, Marco Ceruti, ed il faccendiere Flavio Carboni, risultano al centro di tanti misteri italiani. Il primo indagato per strage, il secondo per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini sul procedimento che, mercoledì, ha portato alla condanna di Paolo Bellini (ergastolo, per concorso), Domenico Catracchia (4 anni, falso) e Piergiorgio Segatel (6 anni, depistaggio). Due nomi ‘caldi’ finiti al centro dei quattro anni di accertamenti della Procura generale, oggetto dei 368 faldoni (300 relativi solo al crack Ambrosiano) che hanno portato a svelare i nomi di correi, depistatori e mandanti della carneficina del 2 agosto 1980.
La procura generale del capoluogo emiliano ha emesso l’avviso di chiusura delle indagini sui mandanti della strage alla stazione. Un’inchiesta che riannoda il filo nero che dal Maestro Venerabile della P2 passa dal cuore dello Stato – l’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno – e finisce agli estremisti di destra, passando da agenti dell’intelligence e faccendieri. La preparazione del massacro, stando agli inquirenti, sarebbe iniziata nel febbraio del 1979 “in una località imprecisata”. I finanzieri hanno documentato flussi di denaro per alcuni milioni di dollari partiti sostanzialmente dai vertici della P2 e indirizzati ai Nar.
Aveva 11 anni all’epoca della strage di Bologna. Sonia Zanotti, altoatesina, sopravvisse a quella pagina nera della storia italiana. Ogni anno partecipa alle commemorazioni, ma di questo anniversario, il 40esimo, per lei e’ stato particolarmente toccante. Infatti ha incontrato nel capoluogo emiliano il presidente Mattarella.
Il 2 agosto 1980 viene ricordato ogni anno anche con una staffetta promossa dall'”associazione famigliari vittime della strage”. L’ iniziativa, che vede gruppi di persone partire da tutta Italia e dunque anche dall’Alto Adige per convergere a Bologna il 2 agosto, non ha avuto nel 2020 luogo a causa del Covid.
Ci sono comunque gruppi di atleti che a titolo personale hanno effettuato delle tratte o il percorso originale per dare il loro segno di solidarietà, tra questi gli amici della staffetta del Brennero che sono partiti in bicicletta alla volta di Bolzano. Domenica 2 agosto in tutte le stazioni d’Italia alle 10.25 viene ricordato il momento della’esplosione con un fischio del capostazione e poi un minuto di silenzio. Alla stazione del capoluogo altoatesino il violinista Fera ha suonato fino alle 10:25, momento in cui il fischio del capostazione ha dato inizio ad un minuto di silenzio.
L’Italia delle stragi di innocenti, di infiltrazioni terroristiche ai gangli degli apparati alto-burocratici e di quelli per la sicurezza, rimane ancora un’arcano se si allude ad episodi irrisolti, almeno nell’immaginario collettivo, come la strage di Ustica, l’omicidio Mattei, il ratto di Aldo Moro e solo lo smantellamento giudiziario della Prima Repubblica e l’iterazione di processi a Berlusconi che figura l’ultimo presidente del Consiglio italiano eletto con un plebiscito popolare. A questo punto diventa sempre piu’ interessante focalizzare operazioni di indagini ingenti per inquadrare i veri mandanti finanziari che stazionano alla base di tali atti nefandi. Binariamente a cio’ e’ opportuno anche esaminare la strumentalizzazione e legittimazione della mafia da parte dei vertici assoluti del potere, che palesemente non si trovano a Roma.