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Calabria: primo brevetto della storia. Zts e scandalo Sicilia

Ott 11 2022

Calabria: primo brevetto della storia. Zts e scandalo Sicilia

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La fama di Sibari , tra le più ricche e potenti colonie della Magna Grecia resta, per molti aspetti, misteriosa e affascinante. Fondata attorno al 720 a.C. da Achei del Peloponneso con la partecipazione di Trezeni dell’Argolide, nacque nella fertile piana alla confluenza dei due fiumi Chratis e Sybaris , che i coloni chiamarono così in memoria di un fiume e di una fonte della terra nativa. Ricca e potente fondò a sua volta città come quelle di Poseidonia (Paestum) e Laos.

“Quattro nazioni e venticinque città indigene riconobbero la sua autorità. Ospitava trecentomila abitanti liberi, oltre gli schiavi, mentre la cinta delle sue mura si estende per nove chilometri. Nelle vie e nelle piazze della città, divenuta la maggiore dell’occidente, volteggiavano 5000 cavalieri in corazza geminata e manto di porpora: la stessa Atene, al massimo del suo splendore, non riuscirà che ad allinearne un quarto di questa cifra”.

Dopo due secoli di storia, nel 510 a.C., l’opulenta e magnifica Sibari fu distrutta completamente dai Crotoniati, che guidati dall’atleta olimpionico Milone, deviarono persino le acque del Crati per sommergerne le macerie. Pericle organizzò una spedizione per la ricostruzione della città a cui parteciparono anche personaggi illustri e la nuova colonia, sorta sulle antiche rovine della prima, venne chiamata Thurii , che in epoca romana fu inglobata parzialmente nella nuova colonia di Copiae. Ma nulla riporterà più in vita i fasti della mitica Sybaris.

Gli abitanti di Sybaris erano conosciuti in tutto il mondo antico non solo per l’evidente ricchezza, ma anche per lo sfarzo e l’ostentazione del loro lusso e soprattutto per la continua ricerca del piacere, tanto che il verbo sybarizein (συβαρίζειν , cioè “vivere da sibarita”) attestato già in Aristofane significa ancora ora proprio “vita dedita a feste, banchetti e giochi”. Ci è stata sempre narrata come la “città degli eccessi”, quella dedita ai piaceri della vita, della compagnia e della buona tavola: la tryphè sibarita ne ha caratterizzato la grandezza e, secondo gli scrittori antichi, la rovina.

Un popolo di “rammolliti” (come erano detti anche gli Ioni e gli Etruschi) che faceva sfoggio esagerato, per l’epoca, dei propri beni, vestivano abiti di altissima qualità e odiavano svegliarsi presto al mattino e fare lavori pesanti, e perciò ingaggiavano un certo numero di operai per lavorare i loro campi.

Ma il modo di “vivere alla sibarita” si vedeva meglio a tavola , dove non si facevano mancare nulla e riguardo la quale è possibile riscontrare elementi rivoluzionari per l’epoca. L’economia di Sibari si basava sull’agricoltura infatti gli uliveti donavano oli pregiatissimi e per quanto riguarda i vini , poi, ne avevano di squisiti. Le leggende narrano che il vino fosse trasportato attraverso condutture sotterranee e la sua produzione era così importante da apparire persino sulle monete della città con il simbolo della foglia di vite.

Ebbene, a questa antica e gloriosa città appartiene un particolare primato. Dallo studio delle fonti antiche si apprende infatti che il primo “monopolio per una originale creazione dell’ingegno umano” fu concesso proprio qui in Calabria nel VII sec. Fonte autorevole di questa notizia, è lo storico ateniese Filarco, vissuto ad Atene nel III sec. a.C.: secondo quanto da lui riferito nella città jonica di Sybaris è stato ufficializzato il diritto allo sfruttamento esclusivo di una invenzione, per la precisione una ricetta.

Nella colonia magno greca, fu, infatti, concesso un monopolio di 12 mesi per una pietanza originale ed elaborata affinché “a chi per primo l’abbia inventata sia riservato trarne profitto durante il suddetto periodo e gli altri, dandosi da fare essi stessi, si segnalino per invenzioni di tal genere”. La conferma di quanto riportato dallo storico Filarco emerge da una lapide ritrovata nell’area archeologica.

Il “brevetto culinario sibarita” trova una sorprendente corrispondenza con l’Art. I – Sezione 8 della Costituzione degli Stati Uniti risalente al 1789, non solo in ciò che dispone, ma anche nelle finalità (favorire con la competizione fra inventori, l’innovazione e il progresso). La Calabria non finisce mai di sorprenderci.

Fonte: Mimmo Petroni, Il Calice di Ebe.

L’attuale governo è agli sgoccioli del proprio mandato e la storia ci insegna che è questo il periodo degli ultimi colpi di coda. Un compito non certo avvezzo ai rappresentanti meridionali e strenuamente richiesto da nuove fazioni politiche prosud, e’ quello della vigilanza sulle norme meriodionecide, con parlamentari e senatori del sud storicamente (e con le dovute rarissime eccezioni) che del Sud sene sono largamente fregati, e cio’ risulta piuttosto cruciale, invece, per chi davvero ha a cuore le sorti della propria terra.
Pino Aprile e seguaci si presentano tra quelli che denunciano l’ennesima iniquità spacciata come “pari opportunità”. Pari opportunità che valgono certamente per il nord e altrettanto certamente non sono mai valse per il Sud.
Nel caso specifico il Veneto elemosina e il governo prontamente risponde. Sulla scia delle ZES (Zone Economiche Speciali) a Sud nascono in Veneto le ZLS (Zone Logistiche Semplificate e Rafforzate). La differenza di denominazione non è casuale. Mentre a Sud, infatti, i vantaggi sono solo ed esclusivamente fiscali, in Veneto saranno anche logistici potendo contare su infrastrutture sviluppate più del doppio costruite con i “proventi” di venti e passa anni di deviazioni fiscali ai danni del Sud.
Ed il paradosso dei paradossi è che ad annunciarne la nascita sia stata il ministro del Sud Mara Carfagna che parla di coesione territoriale, ma dimentica che per essere alla pari in questa gara il Sud avrebbe bisogno almeno della metà delle infrastrutture che ha il nord.
“Ma tant’è in Italia sia sa come vanno queste cose: se si tratta di nord allora bisogna garantire le pari opportunità, se si tratta di Sud le pari opportunità sono sempre del nord”. Si sfoga Pino Aprile che ai microfoni di http://Adfnews.it ha denunciato l’infiltrazione nel proprio partito “24 agosto Et”, di membri massonici deviato per causare subbuglio su incarichi ed atti: cio’ ha inficiato il comitato politico nella raccolta di voti proprio nel mero meridione da cui si erge.

Nel corso di un evento napoletano Orcel, AD Unicredit, ha affermato che «Chi lavora nelle regioni del Centro-Nord del nostro Paese ha la probabilità di guadagnare quasi 2 volte in più rispetto agli abitanti del Sud. E, allo stesso tempo, chi vive nel Mezzogiorno ha il doppio delle probabilità di essere disoccupato». Così come Tessitore, Presidente del Banco alimentare campano, sottolineava che “ci attende un autunno freddo: le famiglie devono scegliere se pagare le bollette o fare la spesa.” Insomma c’è piena consapevolezza del fatto che i Governi italiani non hanno fatto nulla perchè il Sud si sviluppasse alla stregua di un normale Paese occidentale europeo anzi hanno volutamente investito sempre meno nel Mezzogiorno dirottando le già poche somme di denaro verso il Nord come più volte evidenziato dagli studi di ricerca di Svimez o Eurispes.
A tal proposito va rammentata una frase di Nicola Bono, siracusano, che “lo Stato Italiano per l’intervento straordinario del Mezzogiorno ha speso meno di quanto non abbia speso, in ragione delle politiche di cooperazione, per esempio in Etiopia, Eritrea e Africa Australe.”
La storia del nostro Paese dis-unito è da sempre fondato sul Nord che sfrutta la colonia Sud, affermano frotte crescenti di storici e giornalisti anticonformisti. Pensate alla vergogna del collegamento stradale o ferroviario Salerno-Reggio Calabria-Palermo, pensate che cos’è il dibattito infinito e inconcludente sull’attraversamento “stabile” con il Ponte sullo stretto di Messina. L‘Europa e l’Italia non possono prescindere dal porsi il tema di un grande percorso infrastrutturale complessivo che colleghi da Napoli in giù l’Italia al Mediterraneo e all’Africa. Non ci può essere uno sviluppo che prescinda da una responsabilità politica ed economica, in senso moderno, su questa grande strozzatura strutturale che è il Mezzogiorno. Rincarano dal Movimento Equita’ Territoriale.
Fino a quando in Italia ci sarà una concezione della gestione della politica economica finalizzata alla tutela degli interessi corporativi noritaliani e nordeuropei, con un governo succube del condizionamento massonico-finanziario, avremo soltanto e senza via d’uscita una crescita frenata e minima. Questa la tesi sposata dalla neonata politica territoriale di base al Sud.

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