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Rischio Sud per Recovery fund

Apr 08 2022

Rischio Sud per Recovery fund

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Sabato e Domenica si e’ svolta la prima assemblea congressuale di M24AET.
Lo scopo era quello di creare un confronto necessario tra gli iscritti, a più di due anni dalla fondazione del movimento, un confronto che ha fatto emergere il pensiero politico, le idee, i progetti e le speranze di chi crede e si batte concretamente per una rappresentanza politica in grado di ridare dignità ad un popolo da sempre dimenticato e sfruttato dai partiti tradizionali per un paese finalmente Equo.

Sono stati eletti i componenti del direttivo provvisorio confermando la presenza del  presidente Pino Aprile, che ha provveduto a nominare 4 vicepresidenti che lo coadiuveranno, insieme agli organi eletti a : Porre in essere le azioni politiche necessarie come la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per l’abrogazione comma 3 articolo 116 della Costituzione.

Delineare le basi organizzative come l’elezione dei delegati provinciali e regionali, per la seconda parte dell’Assemblea, che si terrà a settembre in cui si definirà la linea politica e si eleggeranno i componenti del direttivo definitivo

La prima tappa è conclusa, nuove sfide , nuovi impegni e nuove azioni  avvicinano sempre di più all’obiettivo che il Movimento si è prefissato.

Il  Presidente Pino Aprile ha espresso: “Credo che non ci sia terra, oggi, in Europa, che abbia maggior futuro e miglior fortuna da dispiegare, del nostro Sud.”

Il Riformista del noto imprenditore napoletano Alfredo Romeo, proprietario dell’impresa egemone a livello europeo nel suo settore “Global Service”, ha denunciato Criteri di assegnazione delle risorse poco chiari e soprattutto basati sulla competizione tra i singoli Comuni e non sui reali bisogni degli stessi, “Quota Sud” del 40% in bilico, tanti progetti ma obiettivi strategici non definiti. È il quadro del Pnrr delineato in una nota firmata Svimez.

«In generale rileviamo una carenza di un disegno strategico – afferma Adriano Giannola, presidente dell’associazione Svimez – Ci sono tante cose, tantissimi progetti ma pochi obiettivi identificati come prioritari e capaci di imporre una svolta al sistema». In particolare risulta che, rispetto alla soglia minima del 40%, la fase di attuazione del Piano può avvalersi di un “margine di sicurezza” piuttosto limitato: 1,6 miliardi, appena 320 milioni di euro annui dal 2022 al 2026. È questo, da solo, un dato che qualifica la “quota Sud” come un obiettivo che non sarà facile conseguire, a meno di non introdurre azioni correttive e di accompagnamento “in corsa”. Deve trattarsi di necessari aggiustamenti da apportare alle procedure di attuazione già avviate, con particolare riferimento a due ambiti: gli interventi che vedono come soggetti attuatori gli enti decentrati beneficiari di risorse distribuite su base competitiva dalle Amministrazioni centrali e gli interventi di incentivazione a favore delle imprese. Aggiustamenti urgenti, non solo necessari. Infatti, degli 86 miliardi potenzialmente allocabili al Mezzogiorno, ben 62 finanziano misure per le quali è stato espletato almeno un atto formale che già sta orientando l’allocazione territoriale delle risorse nelle fasi successive dell’attuazione.

Le uniche risorse “certe” sono i 24,8 miliardi che finanziano progetti già identificati e con localizzazione territoriale e costi definiti. Meno di un terzo degli 86 miliardi della “quota Sud”. Queste risorse sono per oltre la metà (14,6 miliardi) di titolarità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, e in buona parte finanziano “progetti in essere”, ovvero interventi per i quali già esistevano coperture nel bilancio dello Stato poi sostituite da quelle del Pnrr. I rimanenti 61,2 miliardi di euro rappresentano invece risorse “potenziali”, la cui destinazione effettiva alle regioni del Mezzogiorno dovrà realizzarsi in fase di attuazione superando diverse criticità.

«Il più grave è il criterio di assegnazione delle risorse che avviene attraverso bandi competitivi, una tecnica assurda e immotivata – spiega Giannola – Ci sono due o tre aree che dovrebbero essere esenti da questa tecnica e sono: sanità, istruzione e mobilità sostenibile. Quando si fa un bando competitivo ai quali accedono i comuni, per esempio per la nuova edilizia scolastica, bisognerebbe assegnare le risorse in base ai reali bisogni dei territori e non in base a chi è più bravo. Quando si parla di istruzione e salute non ha nessun senso fare una gara tra i comuni. Sono dei bisogni primari costituzionalmente garantiti e per cui è responsabilità del Governo assegnare i fondi in base alle esigenze conclamate di quella comunità. Questa competizione – conclude – credo sia costituzionalmente non corretta. In questo modo si perde tempo e si sprecano risorse, oltre a correre il rischio di ampliare il divario tra Nord e Sud e non di ridurlo».

Timori anche sulle risorse in capo al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la cui quota destinata al Mezzogiorno si attesta al 37%. «I territori devono utilizzare le strutture competenti per realizzare i progetti, compito che spetta proprio a loro -sottolinea il presidente Svimez– E parlo delle università, dei politecnici, delle associazioni di ricerca. Hanno il compito della cosiddetta terza missione ovvero la cura del territorio. Il Governo dovrebbe delegare a questi enti pubblici la realizzazione dei progetti».

Al di la’ della frettolosita’ di spesa prescritta dall’Europa, dall’assenza di fondi nazionali immediati per ampliamento delle strutture costituzionalmente garantite ed un inizio immediato dei lavori, i lavori del Pnnr hanno molte tare tra cui la perdita in caso di mancata spesa. Ecco che ad esempio si rivelerebbe proficuo approntare piani di installazione di asili nido, aree di intrattenimento sportivo, parcheggi sotterranei in parallelo col manto stradale, ampliamento della tav su citta’ limitrofe le principali, per in prospettiva fruire di un benficio strategico da Pnnr

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