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Incontro chiave per Italia

Giu 23 2022

Incontro chiave per Italia

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A Roma, presso la sede del Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie, si e’ tenuto qualche giorno addietro un incontro tra il ministro Mariastella Gelmini e i presidenti delle Regioni Lombardia, Attilio Fontana, Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, Veneto, Luca Zaia, Piemonte, Alberto Cirio, Toscana, Eugenio Giani, e Liguria, Giovanni Toti. Presente anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Al centro del confronto – definito dai presidenti “positivo, utile e costruttivo”, l’obiettivo del federalismo 4?0. Un confronto “ illecito , anticostituzionale e truffaldino” volto a spaccare il paese non solo finanziariamente derubando ancora una volta i meridionali a danno dell’Italia intera, ma anche costituzionalmente attraverso la frammentazione di poteri su diritti fondamentali, nonostante il comprovato fallimento dimostrato anche in campo sanitario nel periodo pandemico. Il che viene perpetrato da porzioni di territorio definite da segmenti di politica ed informatori mediatici afferenti Pino Aprile e seguaci, arricchite deprivando il meridione di soldi per esso stanziati.

Ma i governatori del sud dov’erano? nemmeno invitati perché l’Italia si ferma alla Toscana o assenti ingiustificati ? Polemizzano dalla sede romana del partito meridionalistab”24 agosto”. Frattanto infuria una lotta clandestina tesa a disarcionare, da parte del Pd ed altri partiti affini e non, il governatore della Campania de Luca che si e’ dimostrato l’unico presidente di regione, a schiaffare i numeri lesivi per l’intero meridione, agli omologhi del nord ed all’intero governo.

LE NUMEROSE CONTESTAZIONI, DA NORD A SUD, NEI CONFRONTI DELLA P0RC4TA (AUTONOMIA) VENGONO RIDOTTE BANALMENTE A “TROPPO IDEOLOGICHE”

(dal gruppo “Amici di M24A” – Francesco Panariello) riporta che: ‘Il quotidiano Corriere della Sera con un editoriale a firma del prof. Marini pubblicato il 17 giugno ha dato inizio alla campagna di sensibilizzazione (o disinformazione!) pro Autonomia differenziata predisposta dalla ministra Gelmini. Il professore, infatti, ritiene che il D.lgs abbozzato dalla ministra vada approvato, sic et simpliciter, al più presto per il banale motivo che l’autonomia è prevista dalla Costituzione. In verità, non ce ne eravamo proprio accorti!

Al di là di questa amara considerazione, è necessario entrare nel merito dell’articolo pubblicato il quale, a parere nostro, affronta un argomento così serio in maniera troppo semplicistica.
In primo luogo, occorre ribadire con forza che l’autonomia differenziata non può prescindere dalla soluzione definitiva, e quindi dalla eliminazione, dello scempio della spesa storica. Infatti nell’ analisi, da definire benevolmente gelminiana, non si fa alcun cenno alla cosiddetta spesa storica che ha di fatto sempre più accentuato il divario socio-economico tra le Regioni del Nord e quelle del Centro-Sud. A tal proposito giova ricordare che una legge del 2009 stabilisce che i trasferimenti di risorse alle Regioni avvenga sulla base dei fabbisogni e non sulla scellerata spesa storica che dà sempre di più a chi ha già tanto, in contrasto con tutti i principi costituzionali riconosciuti. Di conseguenza giova ricordare che dal 2010 vengono sottratti alle Regioni del Sud oltre 800 miliardi di euro e lo certificano lo Svimez, I Conti pubblici Territoriali, le relazioni annuali delle Corti dei Conti, Commissioni parlamentari, oltre innumerevoli testi di analisti economici. Questo furto consente però di leggere nell’articolo che ci sono Regioni amministrate in maniera efficientissima (si desume quelle del Nord) a differenza di altre caratterizzate da apparati inadeguati (si desume quelle del Sud).

Sarebbe stato interessante verificare il grado di efficienza di quelle Regioni “virtuosissime“ con una disponibilità di 800 miliardi in meno, e verificare il grado di efficienza di quelle regioni del Sud con 800 miliardi in più. Amara considerazione che viene sottaciuta dalla maggioranza di quei meridionali che lamentano esclusivamente l’incapacità dei propri amministratori (in parte condivisibile) ignorando le disponibilità finanziarie accreditate alle Regioni ed ai Comuni del Sud. Eppure, nel Mezzogiorno è famoso il detto “Sine pecunia ne cantantur missae” (Senza soldi non si cantano messe )! Assume sempre vigore il convincimento che il virus della sindrome di Stoccolma ormai imperversa da anni al Sud! Ragion per cui, prima di dar corso all’autonomia differenziata va eliminato il criterio della spesa storica per la ripartizione delle risorse.

A quanto pare quest’ultima possibilita’ non interessa, come poco interesse viene riservato alla tematica collegata ai LEP, appena accennata, con un gelminiano en passant. Infatti, la tutela dei Lep è strettamente collegata alla tutela dell’unità giuridica ed economica del Paese, divenendo essa espressione dell’unità medesima.

Come si può pensare di dar corso all’autonomia senza PRIMA definire i Lep ? Come si può pensare di dar corso all’autonomia senza PRIMA assicurare che i livelli essenziali delle prestazioni siano garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale? Ma ciò interessa relativamente, l’importante, secondo l’editorialista, è che si dia avvio alla gelminiana Autonomia.

E se con la riforma scompare del tutto il fondo perequativo, previsto dal dettato costituzionale, cosa importa? Se il ruolo del Parlamento viene espropriato delle sue funzioni costituzionalmente garantite, dovendo esprimere solo un parere non vincolante, cosa importa? L’importante è avviare la riforma. Sarebbe interessante capire cosa avviene, in punto costituzionale, se la stragrande maggioranza dei parlamentari dovesse esprimere un parere difforme rispetto alla minoranza dei parlamentari componenti la gelminiana commissione bicamerale, oppure capire i motivi di un previsto sì passaggio parlamentare anche se già aprioristicamente lo si ritiene (per legge sic!) inutile, inefficace.

Su questi aspetti nell’articolo non si leggono spunti di riflessione. Per il professore è importante che la Riforma Gelmini si faccia presto, in modo “da non farci diventare nemici del bene“, con il pericolo, aggiungo invece, che ci faccia diventare amici del peggio.

“Uno sforzo per Napoli l’abbiamo già fatto, entro giugno entreranno ulteriori unità di concorsi che si sono appena conclusi con i corsi di formazione che purtroppo erano stati bloccati l’anno scorso per la pandemia. Quindi uno sforzo, noi stiamo facendo il massimo e tra l’altro l’attenzione che dedichiamo a Napoli si vede anche dalle volte che io sono venuta in questa città”. Così la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, a Palazzo Reale per il vertice sulla Convenzione di Palermo organizzato dal Pam presieduto da Gennaro Migliore, replica al sindaco Gaetano Manfredi che aveva chiesto uno “sforzo” al Viminale per mandare più agenti delle forze dell’ordine in città.

Ergo:
lo sforzo significa aver concesso una minima parte rispetto a quanto si concede alle altre città italiane
significa far passare il concetto che se le cose migliorano e’ grazie al governo centrale, che attualmente non intende risolvere il problema sicurezza attraverso le uniche due leve possibili :
controlli e forze dell’ordine
istruzione e indotto economico

Significa disoccuparsi di Napoli affinché i problemi vengano risolti in altre città ma in quella con il livello più elevato di neet, penalizzata per spesa procapite e indotto economico, bombardata a livello mediatico da sempre in modo che passi continuamente il messaggio di città pericolosa,il minimo e’ già abbastanza.

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