Lo stato di emergenza ed il bluff smontato
Antonio Bassolino pubblica questa foto commentando che così non va bene.
In effetti così non può andare bene ed ecco allora che mi viene in mente la polemica sui dipendenti comunali-regionali-provinciali che non si recano sul posto di lavoro per via dello smart working.
Se la forza dipendente globale lavorasse al 30 per cento in sede, e il 70 in lavoro agile, il rischio di mischiare l’infezione da Covid sarebbe minore. Si chiama matematica non so se mi spiego.
Decidiamoci signori, il virus è letale oppure non lo è? Ci dobbiamo preoccupare oppure no?
Quante persone in questo bus potrebbero lavorare in smart working? Perchè non gli è concesso?
Ci sarebbe da scrivere molto, ma restiamo sul tema della foto:
I bus lavorano come prima, i padri e le madri di famiglia occupati a lavorare sono potenzialmente e costantemente a contatto non solo con soggetti infetti, ma anche con le superfici infette.
Quindi aumentano i casi di Covid, si chiudono le scuole, i bar e i ristoranti, mentre chi va al lavoro deve essere trattato come gli anziani che sono stati mandati a morire nei primi mesi dell’infezione.
Immaginate la scena di queste persone che affollano i bus, che scaricano Immuni. La App dice che sono stati a contatto con persone infette. Queste persone dovrebbero cmq mettersi in quarantena in attesa di sintomi o della fine del periodo finestra e quindi … se potevano non andare a lavoro, ma farlo agilmente, perchè non ci hanno pensato e potuto prima?
Con cinismo vi dico anche che parliamo di persone che lavorano, che mandano avanti il paese e che pagano le tasse.
Nulla da togliere agli anziani per carità, ma vi rendete conto di come il tutto sia davvero strano, sconclusionato ed irrimediabilmente poco credibile?
Più aumentano i contagi, più continua lo stato d’emergenza. Questo è il vero motivo per cui dovete seguire le regole, ma avete anche l’evidenza che seppur vengano seguite, il dato sarà sempre alto perchè vi propinano dati che non sono interpretati e sono gonfiati per darvi l’impressione che non state facendo bene.