Nuovo Ordine Mondiale Brics, Suditalia perde fondi Ue: la promessa di Trump
Venerdì 8 aprile 2022, il ministro delle finanze russo Anton Siluanov ha avuto un incontro ministeriale con i BRICS.
Secondo il ministro delle finanze, la “crisi attuale è causata dall’uomo”, e gli stati membri del BRICS – Russia, Brasile, India, Cina e Sud Africa – “hanno tutti gli strumenti necessari per mitigare le sue conseguenze per le loro rispettive economie e l’economia globale su una scala più ampia”, ha riferito RT.
Siluanov ha detto che l’attuale sistema finanziario internazionale basato sul dollaro USA dovrebbe essere riformato per garantire “l’indipendenza e la continuità dei processi economici”.
“La situazione dell’economia globale si è deteriorata notevolmente a causa delle sanzioni. Divieti di insediamento, interruzione della produzione e delle catene di approvvigionamento, controlli sulle esportazioni e divieti di importazione – tutte queste restrizioni colpiscono l’economia globale”, ha aggiunto Siluanov.
Per evitare che le economie precipitino nella crisi, i paesi BRICS stanno lavorando per riformare la loro interazione finanziaria, per esempio, creando un sistema di messaggistica interbancaria basato sui BRICS, un analogo di SWIFT, da cui la Russia è stata tagliata fuori il mese scorso come parte delle sanzioni UE, e altre misure.
“Questo ci spinge alla necessità di accelerare il lavoro nelle seguenti aree: L’uso delle valute nazionali per le transazioni export-import, l’integrazione dei sistemi di pagamento e delle carte, il nostro sistema di messaggistica finanziaria e la creazione di un’agenzia di rating BRICS indipendente”, ha detto Siluanov.
La prospettiva di creare un’agenzia di rating incentrata sui BRICS, per esempio, è un’idea molto positiva, dicono gli analisti, dato che le principali agenzie di rating Moody’s, Fitch e S&P hanno recentemente rimosso le loro valutazioni sulla Russia a causa della pressione delle sanzioni, che rende difficile per Mosca assicurarsi gli investimenti esteri.
Durante il loro incontro, i rappresentanti dei paesi BRICS hanno anche discusso la cooperazione attraverso la Nuova Banca di Sviluppo, gli investimenti in infrastrutture e la creazione di una rete di ricerca BRICS. Le banche centrali delle nazioni hanno concordato di condurre un nuovo test del meccanismo BRICS Contingent Reserve Pool, che permette agli stati membri di scambiare le valute nazionali in caso di necessità.
TRUMP: “Una delle prime cose che faremo con le nostre nuove maggioranze repubblicane, è porre fine a ogni ultimo mandato COVID… Approvaremo un disegno di legge che rende illegale per qualsiasi datore di lavoro interferire nelle decisioni sulla salute personale o licenziare i dipendenti per non avendo il vaccino”.
Il 13 settembre 1972, il Corriere della Sera pubblicò un titolo che diceva: «Il divario fra Nord e Sud verrà colmato nel 2020»
Lino Patruno sulla Gazzetta del Mezzogiorno e’ astioso coni dati spulciati relativi il 13 settembre 1972, quando il Corriere della Sera pubblicò un titolo che diceva: «Il divario fra Nord e Sud verrà colmato nel 2020». Oggi si direbbe che è una fake news, una notizia falsa. Eppure la previsione era di Pasquale Saraceno, valtellinese tra i fondatori della Svimez, non un tecnico qualsiasi. Il 31 luglio 2026 è probabile che si legga: «L’Europa ha destinato tanti soldi al Sud, ma il Sud non è stato capace di utilizzarli». E ci sono mille motivi per ritenere che non sarebbe una notizia falsa.
Primo. Facciamo il solito esempio degli asili nido. Il Pnrr (Piano resilienza e rilancio) non dice: tu hai questi bambini e questi asili, te ne servono tot di più per coprire almeno il 33 per cento dei bambini, quindi te li costruiamo. Ma dice ai Comuni: se ti servono, partecipa al bando per averli. E se non vinci al bando perché non fai un buon progetto, ti attacchi. Noi mettiamo i soldi e vinca il migliore, non vinca chi ha più bisogno. Sistema che non vale solo per gli asili. I soldi ti spettano non in quanto ti spettano, ma se sai prenderteli.
Secondo. Il 40 per cento dei fondi del Pnrr che dovrebbe andare al Sud. Lasciamo stare (ormai) che al Sud sarebbe dovuto andare non meno del 75 per cento. Perché? Perché l’Europa non si sarebbe mai sognata di dare all’Italia la cifra più alta (191,5 miliardi) se non ci fosse stato il Sud con la sua imposta diseguaglianza: dato tanto, ma proprio per colmare il divario, non per accentuarlo. Ma il bello (anzi il brutto) è che anche quel 40 per cento rischia di diventare una illusione peggiore di quella che l’Italia andasse ai Mondiali di calcio.
Terzo. Di quel 40 per cento, che sono 86 miliardi, 24,8 vanno sicuramente al Sud. Perché citano nome e cognome delle opere, dove si faranno, quanto costeranno, quando si concluderanno. Il resto è tutto stimato. Si dice: rafforzare le ferrovie, ma non dove andranno i binari. Interventi che riguardano tutta l’Italia e che potranno sgocciolare anche al Sud solo come molliche di pane. Bontà loro.
Quarto. Gran parte di quei fondi dovranno essere gestiti dai Comuni e non dalle Regioni: un po’ per la bocciatura delle Regioni, un po’ perché i Comuni conoscono più da vicino le necessità dei territori. Ma quando i governi hanno tagliato fondi per l’austerità, indovinate dove hanno tagliato di più? Al Sud, come ha ammesso lo stesso ministro Brunetta. Risultato: meno dipendenti, più anziani, meno tecnologici. Situazione in cui pensare a progetti ben fatti sarebbe come pensare che si possa andare a piedi sulla Luna. Serve aiuto: finora tanto concesso da parte del governo quanto insufficiente. Altro che progetti migliori, addirittura impossibilità di farli.
Quinto. Così ciò che è sulla carta è più di ciò che è concreto e sicuro. I fondi più certi, e in percentuale anche superiore al 40 per cento, sono quelli del ministero delle Infrastrutture. E si capisce: ora è più facile andare a New York che da Bari a Napoli in treno. Poi quelli per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, ammissione del ritardo che il Sud ha dovuto finora subire (alle anime belle che accusano sempre il Sud di voler essere assistito, si ricorda che ogni anno 61 miliardi di spesa pubblica per investimenti che spettano al Sud vanno a finire al Centro Nord: sistema rapido per accentuare il divario non ridurlo).
Sesto. Tutto ciò è confermato dal governo, che esprime «preoccupazione». E meno male. Ma alla preoccupazione non è finora seguito rimedio. Figuriamoci la preoccupazione del Sud. Il fatto è che la preoccupazione maggiore è quella di rispettare tempi e principi generali dell’Europa, non di fare equità nel Paese più iniquo del continente. E anche l’accenno di far ricorso a «poteri sostitutivi» per i Comuni che non ce la fanno, è più un accenno che una entrata in azione. Non c’è insomma un «arrivano i nostri» per rimediare alle condizioni cui per anni si è ridotto soprattutto i Comuni del Sud.
Conclusione. In 48 anni dalla previsione del 1972 fino al 2020, il divario da colmare è ancora più aumentato. La trappola dell’incompleto sviluppo per il Sud. Anche quando si vorrebbe (dovrebbe) rimediare come ora, ma solo perché lo ha detto l’Europa, non si potrebbe perché il Sud è come è. Ti abbiamo messo nella condizione di non poter fare i progetti, ora ti lamenti anche? È come quando un ragazzo del Sud va a studiare al Nord: non solo togli al Sud, ma aggiungi al Nord. Ciascuno di quei ragazzi è vittima del divario ma inconsapevolmente lo accentua. Pari pari il Pnrr se continua così. E con nemmeno uno dei cantieri previsti ancora aperto. Il 2026 potrà essere la nuova tomba per il Sud.