Search:

Risveglio giornalistico al sud

Mar 29 2022

Risveglio giornalistico al sud

image_pdfimage_print

Loading

Con il gas ed i cereali subordinati alle decisioni politiche di Putin, Onofrio Introna dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno richiama il governo a tutelare l’Italia, invocando un accelerazione di consapevolezza da parte del meridione italiano. Quello che secondo Alessandro Meluzzi e’ stato sventrato con l’esercito dei mille afferente da Garibaldi e finanziato dai medesimi poteri che odiernamente suffragato l’Ucraina; e la spedizione dei mille teleologica all’unita’ d’Italia avrebbe, secondo il criminologo di fama nazionale emarginato dalle televisioni nazionali, ebbene la introiezione del Regno delle 2 Sicilie nell’alveo dei territori italiani per Meluzzi sarebbe correlata anche con la volonta’ del la monarchia spagnola insita a Napoli, di aprire porti, rotte e centri commerciali, alla Russia zarista.
Sul fronte dei fondi per gli asili nido, emerge nuovamente che: invece di correggere una gap storico del Mezzogiorno, il Governo Draghi prende tempo fino al 2035. Vuole verificare l’andamento demografico nei prossimi anni, forse sperando che lo spopolamento del Sud risolva il problema da solo. Ma rinviare investimenti per gli asili nido nel Meridione, dimostra che chi ci governa non crede nella possibilità di frenare l’esodo verso il Nord e l’Europa, soprattutto dei giovani. E questo è un dato sconfortante, sul quale il Paese intero dovrebbe riflettere. «Perchè spendere, visto che ve ne andate?». Invece il concetto dovrebbe essere altro: il Sud va sostenuto per frenare l’emigrazione dei cervelli e per farlo vanno lanciate e vinte alcune sfide, tese a creare «semplicemente» nuova e duratura occupazione. Per questo sono una priorità forti investimenti e politiche innovative, per sviluppare le energie rinnovabili nel Mezzogiorno e per valorizzare la sua vocazione agricola. Non solo, a Napoli citta’ figura ancora il porto il principale aggregatore di professionalita’, binariamente ad agricoltura, allevamenti e centri commerciali che caretterizzano la provincia ed hanno implementato il reddito superando quello del capoluogo campano. Sebbene gli uffici della Leonardo limitrofi Caserta attraggano ingegneri dall’America, il sud poggia ancora su minuti negozi e strutture per l’accoglienza, e sporadici insediamenti industriali costellati da centri commerciali che inficiano quei medesimi piccoli commercianti e si rimodulano in luoghi ormai di incontro.

https://www.francescopaolotondo.com/prodotto/cravatta-blue/

In tema di energia, il Paese deve raccontarsi una volta per tutte la verità. Sappiamo di dipendere quasi totalmente dall’estero per l’approvvigionamento. Non dimentichiamo che gli italiani hanno bocciato in due referendum. nel 1987 e nel 2011, il ricorso al nucleare di qualsiasi generazione. Perché si è perso tempo, perchè non si è puntato sulla ricerca di tecniche di produzione energetica alternative al carbone e agli idrocarburi? Anche il gas ci vede deboli, tanto da restare esposti a qualsiasi scossa nei Paesi fornitori. Oggi è la Russia a poter chiudere i rubinetti. Domani potrà verificarsi qualche incognita in Algeria, nel Golfo Persico o nel territorio azero. Pare tuttavia, secondo Benjamin Fulford, che Brics e paesi africani aborriscano la vendita di energia ed idrocarburi alla lista nera di paesi stilata da Mosca tra cui spicca anche l’Italia: da qui il fallimento delle missioni internazionali recenti di di Maio tese a postulare energia ed idrocarburi. A parere di Rizzo, segretario del Partito dei comunisti italiani in forte ascesa, l’Italia giace costretta all’acquisto di gas e petrolio dagli Usa ed alleati che lo producono al costo di smisurato danni ambientali e con un conseguente prezzo maggiorato del 30%%.

Quale migliore occasione per sfruttare le potenzialità ambientali e climatiche del Mezzogiorno e avvicinare l’Italia all’autosufficienza energetica? Il Sud è territorio d’elezione per produrre elettricità pulita a costo zero, ricavandola dal sole, dal vento, dalle biomasse, dall’idrogeno, dal moto ondoso e dalle maree (nel Centro Nord contiamo su risorse idroelettriche e sulla geotermia in Toscana e Sardegna). In Puglia anche la bioenergia è già una realta, al servizio delle aziende agricole: oltre 70 impianti di biogas generano più di 100 gigawatt/anno, in aggiunta al previsto decreto per le fonti energetiche rinnovabili (FER), ci aspettiamo una programmazione che con i giusti incentivi riesca ad avviare in parallelo alla produzione energelica anche la fabbricazione dei pannelli solari, preoccupandosi peraltro dello smaltimento di quelli esausti.

Certo, qualche sacrificio va fatto, bisogna rivedere veti ambientali e snellire le procedure. Sono scelte delicate, occorre coniugare la tutela ecologica con la sostenibilità energetica, se si vuole rimediare alla dipendenza, che fa spendere di più, condiziona le filiere produttive e i trasporti, rischia di costringerci a razionare energia elettrica, gas e metano domestico.

Se l’energia soffre, l’agricoltura piange. La guerra in Ucraina ha rarefatto l’approvvigionamento di materie prime agricole. In Puglia, sigle professionali e agricoltori sollecitano l’innovazione, specie per i cereali e i mangimi: ricerca genetica e agricoltura di precisione possono incrementare del 20-25% l’attuale resa di circa 28/30 q/ha. Il conflitto ha fatto anche schizzare i costi: 500 dollari per una tonnellata di grano. Aumenti e bollette «sanguinose» per l’energia espongono aziende agricole e allevamenti ad un «buco da seicento milioni».

L’agricoltura, tanto più meridionale, va messa in condizione di tornare a coltivare cereali, indispensabili per la panificazione, i pastifici e gli allevamenti. Politiche di ampia visione, con qualche opportuno incentivo devono favorire l’imprenditorialità giovanile e rilanciare la produzione agroalimentare nel Sud, fattori che si traducono in crescita, autosufficienza e posti di lavoro.

La Puglia, con il suo «Tavoliere», torni ad essere il Granaio d’Italia.

Non dormiamo, evitiamo che l’immediato e auspicato «cessate il fuoco» in Ucraina ci faccia dimenticare ancora una volta quanto siamo soggetti allo stormire di fronde all’estero: chiediamo con forza a Bruxelles un PNRR energetico e/o di guerra, per sostenere la nostra agricoltura e renderci meno dipendenti in campo energetico. Avremo ricadute positive per l’Italia e l’Europa e «ritorni a casa» dei nostri giovani, daremo un futuro a tutti i meridionali, altrimenti costretti ad una nuova emigrazione, moderna ma non meno dolorosa. E cio’ nel quadro generale assume piu’ valore se si pensa che il primato per la produzione di pannelli fotovoltaici e strumenti teleologici alla produzione elettrica, sia glissato in Europa dall’Italia alla Germania; con le cessione, a livello continentale, dell’egemonia produttiva di tale genere di impianti, dalla Germania alla Cina. Ad ogni modo desta sconforto la permanenza della Francia con la Germania, sul suolo russo ai fini commerciali, il che’ inficia maggiormente l’Italia in qualita’ di paese quasi totalmente trasformatore ergo piu’ fragile.

0 Comments
Share Post