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Cosa deve aspettarsi il Sud dal nuovo governo?

Ott 23 2022

Cosa deve aspettarsi il Sud dal nuovo governo?

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di PINO APRILE

Il governo Draghi aveva una ipertrofica rappresentanza del Nord, e tracce di Sud, ma sbiadite; il nuovo governo è completamente diverso, infatti ha una ipertrofica rappresentanza del Nord, e tracce di Sud, ma sbiadite. La novità? Il governo Draghi era molto a destra e con i ministeri dei soldi nelle mani della Lega, partito con segretario e vice segretario nazionali condannati per razzismo; mentre l’inedito governo di estrema destra ha i ministeri dei soldi nelle mani della Lega, partito con segretario e vice segretario nazionali condannati per razzismo. Però, per la prima volta, il capo del governo è una donna. Ah, beh, allora…

E adesso vediamo che succede con:
un presidente del Senato che se lo chiami fascista risponde: “Lei mi vuole lusingare”;
una ministra al Turismo, socia di attività turistiche, che si proclama “orgogliosamente fascista”;

il ministero dell’Istruzione che aggiunge alla sua denominazione “e merito”. Una cosa che mette i brividi. Speriamo di sbagliare e aver capito male, ma a occhio sta a significare che saranno premiati i meriti. Giusto, no? Giusto un ciufolo: ci troveremo con le patacche di classifiche Invalsi o robaccia del genere, in base alle quali le risorse saranno attribuite “ai primi”, come e più di quanto già avviene. Non è pregiudizio politico; abbiamo già queste storture, a cui si è dovuto porre qualche pizzico di rimedio, solo dopo proteste e scandali: pensate alla “meritocrazia” delle università, con le graduatorie fatte con criteri vergognosi per identificare “le migliori” (più sono ricche e del Nord, più sono meritevoli di aiuto: questa la truffa dei “criteri”).

E pensate alle classifiche che guardano ai risultati, senza considerarne le cause. Una per tutte: con la mensa e il tempo pieno, esclusivamente al Nord o quasi (un “diritto” all’italiana: ce l’ha solo chi se lo può pagare), in cinque anni, gli studenti del Sud fanno un anno effettivo di scuola in meno, rispetto ai colleghi del Nord. Ma invece di “rimuovere le cause”, come da dettato costituzionale, si premiano i privilegiati e si puniscono i danneggiati.

Quindi, cosa vuol dire “e meriti”? Ma il merito della scuola non è nella capacità e nel dovere di elevare il livello medio dell’istruzione? Non è darsi da fare per sollevare gli ultimi, invece di abbandonarli lungo la strada, invece di limitarsi ad aiutare i più veloci a correre ancora di più? La scuola non è un campionato, ma un servizio.

Come la Sanità dedica più cure e risorse a chi sta peggio e non a trasformare uno in buona salute in un centometrista, la scuola deve occuparsi con maggiore impegno di chi ha più difficoltà. Quell’aggiunta “e meriti”, fa paura. E temo che questo inquietante dettaglio sia la lente con cui bisogna leggere l’ideologia di questo governo; il ministero dello sviluppo economico diventa “delle imprese”.

Altra dizione che potrebbe essere rivelatrice e sembra appaltare l’economia alle aziende, lato padronale. Forse è un’idea sbagliata pensare che lo sviluppo economico sia opera di popolo nel suo insieme, grazie alle “imprese”, da intendere quali strumenti, non come fine? Di nuovo: speriamo di aver capito male.

E il ministero “Affari regionali e Autonomie”, se affidato al leghista Roberto Calderoli (pure lui con la condanna definitiva per razzismo che fa tanto curriculum nel partito), è impressione mia che vada inteso come “Affari” in senso terra-terra, e soprattutto come “Autonomia”, ovviamente differenziata? Lo hanno dichiarato ed è il primo pinto nel programma di governo colorato di razzismo, mica bisogna interrogare la maga.

Ma per la prima volta il capo del governo è una donna. Mi pare una sorta di misoginia/razzismo di genere all’incontrario. Per farsi perdonare capi del governo tutti maschi, ora si segna un punto a favore se è femmina? Posso dire chi se ne frega se, quando ti sparano, a premere il grilletto è un uomo o una donna? Nella mia ingenuità, resto convinto dovrebbe essere un altro il criterio, ovvero: se chi ricopre quel ruolo è capace o no. Giorgia Meloni ha dimostrato di esserlo, portando il suo partito, in pochi anni, da un pizzico per cento a primo d’Italia.

Quindi, a far questo è brava. Non per volerla paragonare a loro, ma anche Mussolini, Hitler, Lenin furono bravissimi a prendere il potere in pochi anni. La questione è: per farne cosa?

Giorgia Meloni ha bisogno di dimostrare subito che fa sul serio e che loro sono di quelli che “realizzano”, il che potrebbe far finalmente partire i lavori per il Ponte sullo Stretto, ma al ministero delle infrastrutture c’è Salvini; e la Lega si è detta per il Ponte, quando non poteva farlo e se ne è sempre dimenticato, come Berlusconi, quando poteva farlo. Al Nord, salvo alle imprese costruttrici, non conviene un Ponte che inneschi un ciclo virtuoso per l’economia del Sud. Quindi, boh…
E Meloni ha mostrato in un paio di occasioni di esser contraria all’Autonomia differenziata (perché divide l’Italia e nel suo partito amano chiamarsi “patrioti”) ma pure di esser disponibile a barattarne l’accettazione con temi a lei cari (lo stesso suo partito è grograficamente diviso sull’Autonomia).

Quale spinta prevarrà? Pare non esservi dubbio: Forza Italia è già in buona parte fagocitata da Fratelli d’Italia e anche se Berlusconi decidesse di togliere l’appoggio al nuovo governo, è pronto un neonato gruppo raccogliticcio al Senato, per parare il colpo; ma fosse la Lega a ritirarsi dalla maggioranza, se l’Autonomia non passasse, la coalizione si sfascerebbe, perché Berlusconi coglierebbe l’occasione per farla pagare alla Meloni.
Quindi… Eh, quindi boh.

Il barometro volge al peggio, ma ci sono le premesse perché, per un vantaggio politico immediato, e per mostrare la differenza dai governi “comunisti” (il Pd, avete presente?), o per dispetti fra alleati, possa sortirne, non volendo, qualcosa di buono per il Sud; ma la cosa più probabile, quasi sicura, è che si apprestino a servirci il peggio.

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